L’oriente furoreggia nel cinema, c’è poco da fare; ci sono tanti artisti che da anni propongono al mondo le loro opere, ma solo recentemente siamo arrivati ad apprezzare a livello macroscopico tale interessantissimo fenomeno. Dopo il Giappone, visitiamo quella città fantastica e controvera che è Hong Kong. E’ qui che hanno avuto luogo i natali di Yu Lik-wai , il 12 Agosto del 1966, chiamato a volte Nelson Yu Lik-wai o, più semplicemente, Nelson Yu. Formatosi in Belgio all’INSAS (Institut National Superieur des Arts de Spectacle), si è laureato in Cinematografia nel 1994. Ben presto è divenuto un punto fermo sia per il cinema cinese in cui è conosciuto per lo più per le sue collaborazioni con Jia Zhangke, sia per quello di Hong Kong.
La vincente collaborazione di Jia Zhangke e Yu Lik-wai vede quest’ultimo come direttore della fotografia della quasi totalità dei film del regista; il culmine di tale felice matrimonio artistico è rappresnetato dalla fondazione della loro casa di produzione indipendente, la Xstream Pictures. Yu Lik-wai si racconta attraverso le immagini, grazie alla capacità che ha di fondersi letteralmente con la scena, riuscendo a far parlare i colori, e a rendere viviid i suoni. Sono moltissimi i film in cui abbiamo potuto apprezzare la sua arte: da Xiao Wu del 1997, risalente ad appena tre anni dopo la laurea, il cui regista fu immediatamente Jia Zhangke, dando vita quell’amore a prima vista che tuttora perdura. Nel 2000 ha collaborato, a fianco del consueto compagno di avventure, al film Platform. Le suggestive scene del film si svolgono attorno alla piccola città di Fenyang, nella provincia Shanxi in Cina. La città, è anche la città natale del regista. Difficile gustarlo appieno non essendo un madrelingua, ma si fa quel che si può.
Il capolavoro arriva tuttavia nel 2004, con The World, scritto e diretto da Jia Zhangke. Il film è stato nominato per il Leone d’Oro alla Mostra Cinematografica di Venezia, ma in corner il riconoscimento gli è stato “soffiato” da Vera Drake di Mike Leigh. Tuttavia questa partecipazione e la quasi-vittoria hanno portato fin da noi il regista e Yu Lik-wai, gridandone i nomi al mondo ad alta voce.
E’ dal 1996 inoltre, che Yu Lik-wai si cimenta nella regia, a partire dal film Neon Goddesses, dal titolo singolare e accattivante. Si tratta di un documentario centrato sulla scelta di tre ragazze che si recano a Pechino alla ricerca di fortuna e denaro.
Il film è realizzato in modo intrigante, e racconta una storia interessante in modo esteticamente curato. La critica ha risposto bene al documentario, che non ha alcuna pretesa classicamente narrativa, ma che si presenta come un documentario la cui attenzione si concentra su poche, particolarissime scene.
Tin seung yan gaan è invece un film del 1999, la cui trama prende le mosse sempre da una migrazione: una serie di persone che migrano dalla Cina a Hong Kong. Seconda fatica alla regia di Yu Lik-wai, a cui seguirà, a breve, All Tomorrow’s Parties, del 2003.
Il 2008 è l’anno di Dangkou, conosciuto anche come Plastic City. Qui si narra la storia di Kirin ,un giovane gangster, che gestisce un impero del mercato nero di un quartiere di San Paolo abitato in prevalenza da emigrati, aiutato dal padre adottivo.
In breve tempo si troverà coinvolto in complesse vicende che lo vedono strettamente legato, nel bene e nel male, al coetaneo Tetsuo. Prolifico e dalla poetica personalissima e intensa, attendiamo con ansia i prossimi lavori di Yu Lik-wai.