Oggi ricorre il decimo anniversario della morte di Vittorio Gassman (1922-2000) grande attore e vero mattatore della commedia all’italiana che fu, Gassman ha rappresentato per più d’una generazione il cinema nella sua forma più fascinosa, popolare e carismatica.
Grande professionista, attore impegnato ed istrionico guitto, Gassman come ogni attore che proviene dal teatro era capace dosare a piacimento le proprie performance grazie al registro drammatico affinato sul palcoscenico, esperienza che gli permetterà di indossare di volta in volta maschere ciniche, spassose e malinconiche che come il collega Alberto Sordi raccontavano di un Italia un pò cialtrona e strafottente, ma ancora capace di una vitalità contagiosa, tanto genuina quanto lontana anni luce da quella italiota rappresentata negli odierni cinepanettoni.
Gassmann debutta su grande schermo nel 1945 nel film Incontro con Laura accanto ad Ernesto Calindri, con il quale reciterà anche a teatro lo stesso anno nella commedia in tre atti tratta da Cocteau La macchina da scrivere, sotto la direzione di Luchino Visconti.
La completezza artistica di Gassman gli permise nel corso della sua carriera di spaziare nei generi con una certa nochalance, lo vedremo passare dalle atmosfere melò di classici come Riso amaro di Giuseppe De Santis agli opposti estremi comici di parodie avventurose come Il sogno di Zorro di Mario Soldati, in cui l’attore affiancava la talentuosa Delia Scala, indimenticabile soubrette nel senso più nobile e talentuoso del termine.
Scegliere una serie di film che riescano a rappresentare in toto l’eclettismo di Gassman è difficile, non possiamo che ricordarlo con alcuni personaggi entrati nell’immaginario collettivo di milioni di spettatori, quindi lo vogliamo ricordare con affetto nei panni di Peppe Er Pantera ne I soliti ignoti, Giovanni Busacca ne La grande guerra, Bruno Cortona ne Il sorpasso, Brancaleone da Norcia ne L’armata Brancaleone e Gianni Perego in C’eravamo tanto amati.