Senza ombra di dubbio è il re delle saghe cinematografiche che contano. Basti pensare a Dom Toretto di “Fast & Furious”, giunto al capitolo 6. Eppure Vin Diesel, fisico statuario e voce baritonale, aveva deciso di stare nell’ombra per un po’ piuttosto che saturare i suoi successi. Ci ha lasciato dopo un’ottima prova d’autore in “Prova a incastrarmi” di Sidney Lumet nel 2006 per prendersi una pausa dal grande cinema.
Poi è tornato per resuscitare il film sulle macchine ad alta velocità. Quel franchise che lui stesso ha inventato. Così, ha ridato vita a un genere intero: quello degli action movies, che rappresenta in tutto il mondo al pari di Bruce Willis.
Ora, torna anche nei panni di Richard B., meglio conosciuto ai più come Riddick,. “Riddick” è l’antieroe per antonomasia, capace nel giro di un solo film (“Pitch Black”) di prendersi uno spazio abbastanza grande tra le figure più iconiche della sci-fi moderna e pure, quasi, di rovinare quello che di buono era stato fatto con un pessimo sequel (“The Chronicles of Riddick“). Dal 2000 al 2004, dunque, si è passati da un mezzo capolavoro ad un pasticcio.
Tuttavia, nelle saghe “non c’è ‘due senza tre”. Così, ecco che arriva “Riddick”, terzo episodio a distanza di nove anni dal secondo. Anni serviti per metabolizzare la sconfitta delle ‘Cronache’ e rilanciare in grande stile. Lo stile di Mark Vincent, al secolo Vin Diesel. Il film è stato cucito proprio sulla sua figura. Molto più modesto di “The Chronicles of Riddick”, giudicato fin troppo spaziale al suo arrivo nelle sale. Tutto è in proporzione, tranne lo spessore inconfutabile del protagonista.