O Gebo e a Sombra, il nuovo film del regista Manoel de Oliveira, parteciperà fuori concorso alla sessantanovesima edzione del Festival di Venezia che aprirà i battenti domani 29 agosto. Dopo il salto vi proponiamo un trailer, una sinossi e un commento al film del regista.
Sul finire del XIX secolo, nonostante l’età e la stanchezza, Gebo continua l’attività di contabile con cui mantiene la famiglia. Vive con la moglie Doroteia e la loro nuora Sofia ma è l’assenza del figlio Joao a occupare i pensieri di tutti. Gebo ha nascosto alla moglie che il figlio Joao si è dato alla macchia dopo essersi reso responsabile di alcune azioni poco onorevoli. L’ignara Doroteia attende con speranza che Joao possa un giorno fare rientro a casa mentre in Sofia l’attesa si mischia alla paura. Quando Joao si ripresenta all’improvviso, ogni cosa cambia e prende una piega differente. Mentre Doroteia crede che il suo ritorno sia un bene, Gebo non si fa illusioni e decide di non nascondere la quantità colossale di denaro che sta custodendo per conto della compagnia per cui lavora.
Il commento del regista:
L’idea per questo film nacque quando un amico mi chiese di fare un fi lm sui poveri. Sì, l’idea era buona, ma non è facile fare un film sui poveri. Mi venne in mente Aspettando Godot di Samuel Beckett, un dramma sul quale molti intellettuali hanno discusso. José Régio, un critico sempre lungimirante, aveva visto in Il gobbo e la sua ombra, l’opera di Raul Brandão, un’anticipazione di Aspettando Godot di Beckett. Sono così ritornato a Il gobbo e la sua ombra di Brandão perché, pur essendo del secolo scorso, si adatta bene alla nostra attuale situazione, sotto il punto di vista etico ed economico, senza preconcetti. Anzi, rimane contemporaneo e universale. Inoltre, non è la prima volta che la Francia è l’ambientazione dei miei film. Il film è in francese. Sono un grande ammiratore di quel paese dove fu inventato il cinematografo che ha dato vita a tante opere d’arte, essenziali oggi e per il futuro, credo. Come ha detto il grande regista messicano Arturo Ripstein: “Il cinema è lo specchio della vita”. Oltre a dare un riconoscimento alla Francia in quanto paese di quell’invenzione, ho anche un debito personale verso i critici francesi che accolsero il mio primo fi lm al quinto congresso dei critici cinematografici a Lisbona nel 1931.