Ieri al Festival di Venezia non è stata solo la giornata dedicata a Vasco Rossi e all’attesa doppia proiezione serale del documentario biografico Questa storia qua, ma anche dell’anteprima mondiale della spy-story made in England La Talpa, che ha portato in quel di Venezia oltre al regista svedese Tomas Alfredson, salito agli onori della cronaca cinefila grazie al memorabile vampire-movie Lasciami entrare, anche un numeroso cast di spessore che oltre al villain per tutte le stagioni Gary Oldman, in pausa dal suo impegno sui set dell’atteso sequel Il Cavaliere Oscuro-Il ritorno, annoverava il premio Oscar Colin Firth, i veterani John Hurt e Mark Strong oltre al talentuoso Benedict Cumberbatch, nuovo Holmes nel televisivo Sherlock.
La Talpa, che ricordiamo basata sul romanzo Tinker, Tailor, Soldier, Spy dello scrittore ed ex-agente segreto britannico John le Carrè e in parte anche sull’omonima miniserie tv del 1979, non è certo quello che si definisce un action-thriller, ma ben si presta ai ritmi cadenzati e ai tempi dilatati di Alfredson che sfrutta a dovere l’ambientazione anni ’70 e le suggestioni spionistiche da Guerra Fredda:
Il mio ricordo degli anni ’70 è è di una Svezia neutrale, anche se di fatto ci collocavamo vicino alla sfera sovietica. Il mio paese ha contributo alla distensione tra i due blocchi favorendo il processo di pace. L’Inghilterra invece era un paese in difficoltà che soffriva ancora delle conseguenze della seconda guerra mondiale e nel mio film ho cercato di suggerire questo sottotesto… Non abbiamo avuto pressioni, abbiamo lavorato nel modo che avevamo pensato e non mi sono mai posto il problema di un eventuale confronto con la serie tv della BBC prodotta nel ’79 né con altri modelli.
Oldman invece ringrazia Alfredson di avergli dato la possibilità, come fece a suo tempo anche Nolan proponendogli il ruolo del Commissario Gordon, di affrontare un personaggio diverso dai ruoli un pò nevrotici e sopra le righe che gli hanno regalato la notorietà:
E’ vero, in passato ho recitato ruoli di persone emotivamente e fisicamente agitate e per me è stata una grande opportunità recitare un ruolo così diverso. Un attore deve sottostare alle regole imposte dall’industria cinematografica e deve aspettare che gli vengano offerti ruoli interessanti. Christopher Nolan mi ha affidato il personaggio del commissario Gordon e ciò mi ha permesso di mostrare un mio lato inedito e Tomas (Alfredson) ha fatto lo stesso.
Firth dal canto suo ci tiene a precisare che dopo l’Oscar la sua vita professionale non è cambiata di molto e che questa occasione di lavorare con Alfredson, è stata la cosa migliore capitata dopo le soddifazioni regalategli da Il discorso del re e l’attore risponde anche ai dubbi che la grande platea potrebbe non apprezzare un film così ricercato e dal ritmo piuttosto blando:
Nella mia vita non è cambiato molto, ho scelto di fare la cosa migliore che mi veniva offerta, diciamo che ho scelto il piatto migliore dal menù… Non mi piace sottostimare il pubblico, credo che il film piacerà e sarà un successo perché alle persone piace il lavoro di qualità…sono ottimista e penso che avrà un’enorme riscontro.