Il film sul Risorgimento italiano Noi credevamo del regista Mario Martone, che racconta in quattro atti il tumultuoso processo risorgimentale che culminerà con l’unità d’Italia, sembra aver entusiasmato il pubblico della Mostra del Cinema di Venezia che ha affrontato indomito le oltre tre ore di durata per regalare al regista sette minuti di applausi a scena aperta e un’ovazione che poco prima ha accolto il cast sul red carpet che vedeva tra i presenti Francesca Einaudi, Luca Zingaretti. Luigi Lo Cascio e Luca Barbareschi.
Per quanto riguarda invece l’anteprima stampa e le reazioni in sala dei giornalisti presenti, l’Ansa, Il Tempo e l’Unità ieri parlavano di applausi piuttosto contenuti, il resto della stampa invece più genericamente di applausi, comunque se da una parte troviamo recensioni entusiastiche come quella di Avvenire che parla di vero Risorgimento, lontano dalla polverosa retorica scolastica, dall’altra quotidiani come Europa più moderati definiscono il film utile a livello pedagogico, ma cinematograficamente didascalico e più adatto ad una sezione collaterale della rassegna che alla Selezione ufficiale.
Naturalmente non sono mancati i paragoni e gli appellativi, così il film di Martone viene più volte accostato a La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana e la figura di Mazzini accomunata rigorosamente tra virgolette ad un ‘terrorista’, a cui si aggiunge la battuta dell’attore Luca Barbareschi, che nel film interpreta Antonio Galenga ambigua figura di giornalista e cospiratore, che accosta ironicamente la figura di Giuseppe Mazzini a quella del filosofo e politico Toni Negri:
Vedendo Mazzini mi è venuto in mente Toni Negri, qualcuno che ha vissuto la rivoluzione sulla pelle degli altri dato che se ne stava a Londra.