Non poteva di certo mancare anche alla Mostra del Cinema di Venezia la canonica polemica politica e dopo Sabina Guzzanti che a Cannes con il suo Draquila ha criticato duramente l’operato del governo italiano e della Protezione civile durante il terremoto abruzzese, è il turno di 20 sigarette, altro documentario stavolta sulla strage di Nassirya che arriva a Venezia portando con se accuse di tentato boicotaggio e il ricordo di una strage che ha segnato indelebilmente l’intervento italiano in Iraq.
Il documentario di Amadei è stato accolto con entusiasmo al Lido, quindici minuti di applausi, un record per questa edizione del festival, un successo segnato però da alcune accuse avanzate dal regista che ricordiamo è l’unico civile sopravvissuto all’attentato iracheno, esperienza che gli ha lasciato diversi traumi non solo fisici, Amidei infatti soffre di attacchi d’ansia e di panico:
Volete una notizia? Eccola. Mi è stato detto che recentemente persone vicine al ministero della Difesa hanno chiesto ai genitori delle vittime di protestare per bloccare il mio film. Per fortuna io che conosco molti di loro mi hanno detto che lo vedranno prima di giudicare
Dal sottosegretario alla difesa Guido Crosetto arriva una smentita:
Non c’è stata alcuna pressione…Se poi uno dei trecentomila militari ha detto qualcosa, questo non lo so e non lo posso sapere. Ma il ministero, nei suoi vertici non ha fatto nulla, penso ci sia stato un errore.
Alla dichiarazione di Crosetto si aggiunge la smentita di Marco Intravaglia, figlio del brigadiere Domenico morto nell’attentato:
Nessuno mi ha contattato dalla Difesa e, da quel che so, nessuna delle famiglie dei carabinieri morti nell’attentato ha ricevuto pressioni…voglio capire di cosa si tratta, se rispecchia la realtà, e spero che emerga il vero lavoro che hanno fatto i nostri ragazzi e il bene che hanno portato. (fonte Affaritaliani.it/Ansa)