Da circa un mese tantissimi utenti non fanno che parlare di Unorthodox di Anna Winger e Alexa Karolinski, una miniserie in 4 episodi presente su Netflix. Tutti siamo rimasti colpiti da quel fotogramma in cui vediamo la giovane e indifesa Esther “Esty” Shapiro sorridere tra le lacrime mentre le vengono rasati i capelli a zero. Forse un’espressione di felice rassegnazione o forse un’implosione di rabbia, dolore e frustrazione.
Sta di fatto che l’attrice Shira Haas fa la sua parte con un talento che diventa una rivelazione: tutti empatizziamo con lei dalle prime battute. Raccontare le dinamiche di una famiglia ultra-ortodossa chassidica non è facile, non di certo se non le hai vissute dall’interno.
Unorthodox di Anna Winger e Alexa Karolinski, infatti, si ispira al romanzo autobiografico Ex ortodossa. Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche (Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots) di Deborah Feldman, che ha anche partecipato alle riprese. La riconquista di sé che Esty opera lungo i 4 episodi si svolge tra l’America di Williamsburg e l’Europa di Berlino. Esty ha 19 anni e la sua famiglia segue le rigide imposizioni ebree-ortodosse: le donne devono sposarsi e concepire subito, non possono indossare abiti corti né mostrare le braccia, non possono leggere la Torah e non possono cantare né studiare musica.
La non-vita di Esty a Williamsburg è un crescendo di asfissia spirituale: sposa Yanky e subisce la pressione della suocera per mettere al mondo un figlio, le regole la schiacciano e giorno per giorno vede la sua vita scivolare in un fossato di convenzioni che lei non ha scelto. Trova conforto in un’insegnante di musica e vola a Berlino. Lì troverà sua madre, ripudiata dalla comunità perché omosessuale.
Berlino diventa la Terra Promessa: Esty beve un caffè al bar, incontra un ragazzo che frequenta il Conservatorio, va a ballare, suona il piano e riprende in mano i suoi giorni. Qualcuno, però, la sta cercando.
La stratificazione emozionale di Unorthodox di Anna Winger e Alexa Karolinski è tremendamente reale, e questo lo dobbiamo soprattutto all’eccellente recitazione di Shira Haas, capace di farci credere di star provando davvero tutto quel dolore; ottima, infine, la scelta delle scene recitate in yiddhis, un ulteriore contributo al realismo massacrante della miniserie.