Davide (Emanuele Bosi) si può definire un vincente, ha una bella ragazza, una band di successo e il sogno di chiudere un contratto con una grande casa discografica, magari anche vincendo un talent show, ma il suo carisma innato che ne fa un leader tra i suoi coetanei non basterà quando dovrà affrontare il giorno più nero della sua vita, in cui in un solo colpo perderà ragazza, band e anche quegli amici a cui lui troppo occupato con se stesso non ha mai dato vera importanza.
Visto però che il destino è giudice e giuria, stavolta mostrerà un pò di clemenza e all’egocentrico Davide verrà data una seconda chance, anzi più d’una visto che il ragazzo scoprirà la possibilità di tornare magicamente indietro nel tempo, riavvolgere l’intera giornata da dimenticare e provare a viverla nel modo giusto.
Un misterioso personaggio piomberà nella disastrata vita del giovane dandogli un’alternativa al percorso intrapreso fino a quel momento, alternativa che non sarà affatto semplice da scegliere, ma una volta compreso quale sia la chiave di lettura, un questo caso una canzone d’amore promessa e mai scritta, il futuro potrà prendere una strada nuova, alternativa e piacevolmente sorprendente.
Opera prima per il regista Herbert Simone Paragnani che esordisce nel 1994 collaborando allo script del progetto Degenerazione dei Manetti Bros per poi farsi le ossa tra cortometraggi, fiction e soap tv, poi questa produzione che vede coinvolta per la prima volta in fase di concept e sviluppo MTV Italia, che ci mette brand e sinergie varie dando una decisa impronta musicale al progetto.
Se l’idea di rivisitare il teen-movie americano con ammiccamenti vari alla comedy fantastica americana, vedi Ricomincio da capo piuttosto che 17 again, poteva essere intrigante e rivelarsi vincente, Paragnani purtroppo non si esime dal propinarci la solita sequela di stereotipate situazioni da Moccia-movie, pur se bisogna ammetterlo con una scrittura decisamente più godibile del collega e con un’intenzione musicale che in gran parte nobilita l’intera operazione smussando la fastidiosa patinatura quasi plastificata dei personaggi.
Il problema di questo genere di operazioni è il target a cui puntano produttori e registi, si cerca scientemente di trasformare i personaggi in ciò che la tv, non certo il cinema, propone quotidianamente a milioni di adolescenti, ormai è assodato che è la televisione a regolare e indirizzare l’immaginario cinematografico commerciale nostrano, cosi i personaggi diventano degli ibridi tra un tronista, un concorrente del G.F. e gli edulcorati e caricati teenager dei serial per ragazzini made in Disney, tutto è troppo colorato, enfatico e fasullo per riuscire a transitare almeno un attimo nel mondo reale, quel tanto che basterebbe a dare una sfumatura di realismo e genuinità alle figurine che si aggirano inerti sullo schermo.
Quella che dovrebbe essere la parte più importante di qualsiasi film che si rispetti, la recitazione, passa in secondo piano, vale la regola che vige in tv, se sei carina e spigliata, ma non sai recitare poco importa, tanto dall’altra parte dello schermo non è una dote richiesta, ed è questo purtroppo che si nota in tutte le ultime produzioni dedicate al mondo adolescenziale.
Anche se Una canzone per te dal canto suo cerca di aggiungere elementi innovativi per una produzione italiana, vedi l’elemento fantastico a cui le produzioni nostrane sembrano allergiche, e sicuramente piacerà al pubblico di adolescenti cui è indirizzato, il film di Paragnani segue l’iter catodico del diario di una finta adolescente di Amore 14, del musicarello mancato Questo piccolo grande amore e l’irritante finto-trasgressivo Albakiara, tutto troppo patinato e poco recitato, magari un’occhiatina al riuscito Bandslam di Todd Graff non avrebbe guastato.