Lucy (Sandra Bullock) fa un lavoro un pò noioso e cerca l’anima gemella, mentre lavora in metropolitana in una cassa cambiamonete fantastica su un bell’uomo che ogni giorno vede andare al lavoro.
Il principe azzuro in questione, la vigilia di Natale, ha un incidente proprio nella metropolitana, aggredito da due tizi cade e sbatte la testa sui binari, Lucy che assiste alla scena lo soccorre, e una volta in ospedale per non lasciarlo solo si finge la sua fidanzata.
Peter Callaghan (Peter Gallagher), questo il nome dell’uomo, entra in coma e Lucy decide di rimanergli vicino imbastendo con parenti e amici una serie di bugie che la portano addirittura in casa Gallagher a festeggiare il Natale come fidanzata ufficiale del bell’addormentato.
Lucy conosce anche il gentile e premuroso fratello di Peter, Jack (Bill Pullman) , con il qualse sembra instaurarsi un bel feeling, ma la storia della fidanzata ormai è diventata insostenibile e se poi Peter si svegliasse…
Il regista John Turterltaub si è cimentato sicuramente con script migliori regalandoci le due divertenti avventure del cacciatore di tesori Nicolas Cage e il discreto Istinct-istinto primordiale con il duetto di premi Oscar Cuba Gooding Jr. ed Anthony Hopkins.
Certo sembra che la comedy sentimentale non sia proprio nelle sue corde, almeno in questo caso, il film non riesce a decollare, la Bullock sembra non impegnarsi molto e il fatto di contornarla di ottimi caratteristi non serve a molto, per non parlare di Bill pullman che ci regala una dei suoi ruoli meno efficaci.
Insomma in teoria gli ingredienti giusti ci sarebbero tutti, un amore che sboccia imprevisto e il Natale come cornice, ingredienti perfetti per risvegliare suggestioni emotive, ma tutto sembra decisamente fasullo, e non si riesce ad uscirne neanche quando la storia imbastita dalla protagonista sembra crollare ad ogni secondo, regalandoci qualche momento di inattesa vitalità.
Un amore tutto suo proprio non coinvolge, se sia colpa della Bullock, dello script, o del regista è difficile dirlo, è che questo è uno di quei casi, neanche tanto rari, in cui il genere viene sfruttato con troppa furbizia, e così lungo la strada, inevitabilmente, si perde l’anima della storia.