Rendiamo omaggio nella consueta rubrica dedicata alle famiglie cinematografiche, ai Tognazzi, eccellenti interpreti e protagonisti del cinema di casa nostra, distintamente in regia, produzione e interpretazione, a partire dal rimpianto Ugo, fino ad arrivare all’ultima della stirpe, Maria Sole.
Ugo Tognazzi, attore, regista, sceneggiatore teatrale, cinematografico e televisivo italiano. Insieme ad Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e Nino Manfredi fu una delle colonne portanti della commedia all’italiana.
La passione per lo spettacolo gli fece abbandonare ben presto il lavoro da archivista a Cremona, città natia e lo trasferì, nel 1945 a Milano. Qui partecipò ad una serata per dilettanti tenuta al Teatro Puccini, a seguito della quale venne scritturato dalla compagnia teatrale di Wanda Osiris.
Nel 1950 esordì al cinema con un film diretto da Mario Mattòli, I cadetti di Guascogna, al fianco di Walter Chiari. L’anno seguente conobbe Raimondo Vianello con cui formò una coppia comica di grande successo che dal 1954 al 1960 lavorò per la neonata Rai Tv. A consacrare la coppia sul piccolo schermo fu il varietà “Un, due, tre”; la comicità più popolaresca e sanguigna di Ugo e quella più raffinata e “inglese” di Raimondo si compenetravano a vicenda con ottimi risultati comici.
“Un due tre” praticamente fu il primo esempio di satira televisiva, che non evitò di toccare Presidenti della Repubblica e del Consiglio. Per un’epoca nella quale la censura televisiva discendeva dalla stessa impostazione data alla rete unica della RAI; ciò si prestava inevitabilmente a qualche guaio censorio, che sarebbe evoluto verso la chiusura stessa del programma.
Questo avvenne il 25 giugno del 1959 quando il duo Tognazzi-Vianello, decise di mettere in burletta un incidente occorso la sera prima alla Scala e rigorosamente taciuto dai principali mezzi di stampa: il Capo dello Stato italiano, a causa del tentativo di un gesto galante con una signora, cadde a terra per la sottrazione della sedia affianco al presidente della Repubblica Francese De Gaulle. Il duo ripeté la scena in televisione: Vianello tolse la sedia a Tognazzi che cadde a terra e Vianello gli gridò: “Chi ti credi di essere?”. La sera stessa Ettore Bernabei cancellò la trasmissione dalla programmazione televisiva e il direttore della sede di Milano venne cacciato.
Continua la scalata cinematografica, alla corte di Alberto Bevilacqua ne La Califfa, 1971; Questa specie d’amore, 1972, e poi di Bernardo Bertolucci in La tragedia di un uomo ridicolo, 1981: splendido piccolo misconosciuto film schiacciato tra le megaproduzioni verso cui Bertolucci si andava ormai orientando in quegli anni, che però valse a Tognazzi la Palma d’Oro al Festival di Cannes come miglior attore protagonista.
Attaccatissimo alla sua terra e alla sua città, non era infrequente trovarlo allo stadio Zini a tifare per la Cremonese del suo amico e primo compagno di palcoscenico Domenico Luzzara, il presidente. Ugo ritagliava spesso per i suoi personaggi battute in dialetto cremonese. Leggendarie sono quelle, numerose, contenute nel film La marcia su Roma (1962) di Dino Risi. Nella pellicola che lo lanciò nel cinema satirico, Il federale (1961) di Luciano Salce, il suo personaggio è nato ad Azzanello, piccolo paese vicino a Cremona.
Proprio parallelamente a quelle esperienze di cinema d’autore, peraltro, il sibarita e trasgressivo Ugo, si impegnò nelle trilogie di Amici miei (1975, 1982, 1985) e Il vizietto (1978, 1980, 1985), che ebbero grande successo di pubblico.
Si è autodiretto al cinema più volte ne Il mantenuto, 1961; Il fischio al naso, 1966; Sissignore, 1968; Cattivi pensieri, 1976 e I viaggiatori della sera, 1979.
Negli anni Ottanta si dedicò soprattutto al teatro, recitando in Sei personaggi in cerca d’autore a Parigi (1986) e ne L’avaro (1988).
Morì improvvisamente il 27 ottobre 1990 a Roma per un’emorragia cerebrale.
Riccardo Tognazzi, conosciuto come Ricky, attore, regista e produttore cinematografico. Figlio dell’attore Ugo Tognazzi e dell’attrice Pat O’Hara. Ha tre fratelli, nati dai due matrimoni del padre, Thomas, Gianmarco e Maria Sole. È sposato con l’attrice e regista Simona Izzo.
Grazie al padre, fin da piccolo frequenta molti set cinematografici, successivamente studia in Inghilterra e poi al DAMS di Bologna, inizia a lavorare come aiuto regista per Luigi Comencini, Pupi Avati e Maurizio Ponzi, facendo di tanto in tanto qualche comparsata in veste di attore in alcuni film del padre.
Nel 1987 debutta come regista con Fernanda, episodio del film per la TV Piazza Navona progettato da Ettore Scola. Inizia così un’intensa attività che lo porta a realizzare film come Piccoli equivoci, Ultrà, La scorta, Vite strozzate, Canone inverso e, assieme a Simona Izzo, Io no.
Tra le sue interpretazioni ricordiamo: La famiglia (1986) di Ettore Scola, Una storia semplice (1991) di Emidio Greco, Maniaci sentimentali (1994) di Simona Izzo, Il cielo in una stanza (1999) e In questo mondo di ladri (2004) di Carlo Vanzina.
Gianmarco Tognazzi, attore, è inizialmente ostacolato dal suo cognome che induce non pochi a dubitare del suo effettivo talento.
Tuttavia, dopo alcune prove “in famiglia”, come nel Petomane (1983) di Pasquale Festa Campanile e Arrivederci e grazie (1988) di Giorgio Capitani, si comincia a delineare un “tipo” autonomo che si distacca dai personaggi prediletti dal fratello per avvicinarsi di più ai modelli del padre.
Faccia da duro con espressioni oscillanti fra il cinico, il nevrotico e l’ironico, è un efficace teppista di borgata in Crack (1991) di Giulio Base, un perdigiorno romano che si fa sedurre dagli skinhead di quartiere in Teste rasate (1993) di Claudio Fragasso, e un universitario fuoricorso che vorrebbe laurearsi per compiacere il suocero in I laureati (1995) di Leonardo Pieraccioni.
In coppia con Alessandro Gassman interpreta Uomini senza donne (1996) e Facciamo fiesta (1997), entrambi diretti da Angelo Longoni, e Teste di cocco (2000) di Ugo Fabrizio Giordani. Lavora anche con il fratello Ricky in Ultrà (1990) e nel televisivo I giudici – Vittime eccellenti (1999), con la sorella Maria Sole in Passato prossimo (2003) e, nel 2005, con Luca Mazzieri in Cielo e terra e con Michele Placido in Romanzo criminale.
Maria Sole Tognazzi, regista italiana, ultima dei quattro figli dell’attore Ugo, sua madre è l’attrice Franca Bettoja, madre anche di suo fratello Gianmarco.
Rispetto ai fratelli Gianmarco e Ricky, lei preferisce stare dietro le telecamere e dopo la morte del padre, inizia a lavorare come aiuto regista in teatro con lo spettacolo di Giulio Base, Crack. Seguiranno, sempre a firma del regista, Macchine in amore e La valigia di carne. Inizia la sua carriera cinematografica come assistente alla regia e aiuto alla regia nella ripresa cinematografica di Crack, anch’essi di Giulio Base.
Seguiranno: Quando eravamo repressi, per regia di Pino Quartullo, Estasi per regia di Peter Exacoustous e Carmela Cicinnati, La scorta per la regia di Ricky Tognazzi, Le donne non vogliono più, per la regia di Pino Quartullo , Anche i commercialisti hanno un’anima per la regia di Maurizio Ponzi , Poliziotti per la regia di Giulio Base, Vite strozzate per la regia di Ricky Tognazzi, S.O.S. per la regia di Thomas Robsahm.
Nella pubblicità affianca suo fratello Ricky alla regia per “Spot federazione calcio contro la droga”, “Spot privatizzazione Enel”, “Spot dizionario Treccani” e “Spot duetto Tim”.
Parallelamente comincia a girare alcuni video clip: Il Gigante di Paola Turci, L’Eccezione di Carmen Consoli, Mentre piove di Sergio Cammariere, America di Roberto Kunstler, f.d.m. di Rosita Celentano.
Nel 1997 firma la sua prima regia con il cortometraggio Non finisce qui. Seguiranno C’ero anch’io nel 1999 con cui vincerà il Globo d’oro come miglior cortometraggio e Sempre a tempo nel 2000. Nel 2003 arriva finalmente il suo primo lungometraggio Passato prossimo con Paola Cortellesi, Claudio Santamaria, Valentina Cervi. Oltre alla regia, Maria Sole firma anche la sceneggiatura insieme a Daniele Prato.
Passato Prossimo è un film in parte autobiografico, narra l’amicizia tra cinque ragazzi trentenni sospesi tra la certezza e familiarità del loro passato, e la paura del futuro e dei cambiamenti che esso comporta. La sceneggiatura mostra qualche ingenuità, ma nel complesso il film è ben raccontato e tecnicamente valido; ben fatti i piani sequenza, la regia è cauta ma si sente, la fotografia è efficace come il montaggio e la colonna sonora è molto interessante.
Passato prossimo ottiene il Globo d’oro 2003 come miglior opera prima, e Maria Sole vince il Nastro d’argento 2003 come Miglior regista esordiente. A giorni la ritroveremo in concorso alla terza edizione del Festival internazionale del Cinema di Roma con l’atteso film: L’uomo che ama.