Il Parlamento italiano perde improvvisamente tre dei suoi rappresentanti, come poter ovviare a questa perdita impovvisa di voti? Semplice, sostituirli immediatamente con altre tre figure di facciata facilmente malleabili e ligie all’avidità. Ma cosa fare se i tre potenziali e mancati politici in questione sono tutti in galera? Altrettanto semplice, muovere qualche pedina e farli uscire quel tanto che basta da nominarli deputati, così che possano fruire tutti dell’immunità parlamentare.
E’ questo l’iter che seguiranno l’orgoglioso evasore fiscale Cetto La Qualunque, il bellicoso secessionista Rodolfo Favaretto e lo stupefacente (in tutti i sensi) Frengo Stoppato. Un grottesco terzetto di italioti che riusciranno a rendersi ostici anche ad un surreale Parlamento divenuto Olimpo di divinità corrotte a cui raccomandarsi l’anima e non solo e in cui la legge è uguale per tutti tranne per chi ha un seggio.
Seconda incursione su grande schermo per il comico Antonio Albanese dopo il discreto Qualunquemente, stavolta il regista Giulio Manfredonia ha più materia prima da utilizzare, forse anche troppa e il microcosmo kitsch e colorato del primo film si amplia e amplifica apparendo molto più grottesco e a tratti inquietante nella sua disarmante attualità.
Tutto tutto niente niente è da considerarsi un vero e proprio istant-movie, con la sardonica leggerezza del primo film che scompare di fronte ad una satira a tratti feroce di una politica italiana da vignetta umoristica, laida, faziosa e dalla belligerante avidità.
Come accadeva ne Il divo di Sorrentino, anche in questo caso i personaggi assurgono a grottesche macchiette i cui troppi vizi vengono amplificati da una messinscena volutamente surreale, con scenografie, costumi e acconciature votati all’eccesso, sino a trasformare lo schermo in una rappresentazione creativamente orgiastica che riporta alla mente festini ormai noti alle cronache, maschere dai tratti suini, escort a profusione e starlette da una botta e via, in un farsesco immaginario da Satyricon in cui la risata si trasforma in scherno e il sorriso ha il retrogusto amaro della beffa.
Tutto tutto niente niente non è certo una commedia natalizia nel senso più festoso del termine, siamo di fronte ad un’ostentata allegoria di tempi davvero cupi, in cui c’è ben poco da ridere. Bisogna ammettere che ci è mancata un po’ la levità del primo film più smargiasso e fumettoso, ma senzadubbiamente anche questo nuova incursione di Albanese su grande schermo ha molto da dire, anche se purtroppo la realtà anche in questo caso supera e di molto la più audace delle fantasticherie.
Nei cinema dal 13 dicembre 2012
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Note di produzione: nel cast figurano anche Fabrizio Bentivoglio, Luigi Maria Burruano, Lunetta Savino, Lorenza Indovina, Paolo Villaggio e il comico Vito; la colonna sonora è di Paolo Buonvino (L’ultimo bacio, La matassa).