In Norvegia un gruppo di studenti universitari, telecamera alla mano, decide di rintracciare ed intervistare Hans (Otto Jaspersen) un bracconiere che pare cacci orsi di frodo, una volta scovato l’uomo i ragazzi provano senza successo ad avvicinarlo e così decidono di attendere che si muova per la sua prossima battuta di caccia notturna per seguirlo di nascosto.
Quello che scopriranno è che Hans non caccia orsi bensì Troll, rendendosi conto che forse l’uomo racconta balle o li sta prendendo in giro, i ragazzi pur di realizzare il loro servizio decidono comunque di stare al gioco e seguono il cacciatore in un’incursione notturna all’interno di una foresta, dove scopriranno non solo che i Troll sono creature reali, ma che il governo ne nasconde l’esistenza tenendoli confinati in una sorta di gigantesca riserva e che Hans ha deciso che è il momento che il mondo sappia della loro esistenza.
Il regista norvegese André Øvredal confeziona un’opera sorprendente che tornando alle origini del moderno mockumentary, vedi The Blair Witch Project sceglie il monster-movie come filone, esplorandone un territorio ancora non praticato dal genere che dopo l’horror, il disaster-movie e la fantascienza si ibrida con il beast-movie e lo fa rispettando appieno tutti i crismi del genere, con una genuinità di fondo davvero sorprendente che lascia pretenziose e confusionarie pellicole come Il quarto tipo o L’ultimo esorcismo al palo, scegliendo di rischiare mostrando troppo, ma grazie ad interpreti credibili, suggestive location e ad alcune sequenze davvero azzeccate, porta a casa un risultato più che dignitoso.
Ovredal avrebbe benissimo potuto scegliere creature più credibili, tipo il Bigfoot tanto per fare un esempio, invece osa pescando nel folklore del suo paese con una creatura di stampo mitologico, rivisitandone un bestiario fiabesco e miscelandolo con elementi che per quanto incredibili e fantasiosi, grazie al formato puntato ad un realismo estremo, ad un certo punto diventano quasi naturali e percepiti come la normalità da chi è davanti allo schermo, che non fatica ad accettare nuove regole e nozioni impartite dal bravissimo Otto Jespersen, attore di razza e credibilissimo cacciatore di Troll, che regala all’operazione un ulteriore surplus di realismo.
Per quanto riguarda gli effetti speciali bisogna ammettere che non si dimostrano sempre all’altezza della situazione, un esempio è il look del primo Troll che appare nella foresta che vira troppo sul grottesco e non promette nulla di buono, invece poi tra alti e bassi le diverse specie danno la giusta varietà al campionario di mostruosità e con il ridimensionarsi delle creature gli effetti speciali acquistano in efficacia.
Troll Hunter non fa certo gridare al capolavoro, ma se calcoliamo la sovrabbondanza di pellicole che negli ultimi anni hanno conribuito a sfruttare in maniera invereconda e pretestuosa il formato, vedi la serie Paranormal activity tanto per citare l’esempio più eclatante, trovare un prodotto di questo livello qualitativo, dal budget modesto, ma ben sfruttato e dalla provenienza tutta europea non può che far piacere.