Sessantuno anni a non sentirli. Uno degli attori più ‘navigati’ della ‘true generation’ del cinema europeo spegne le candeline. Doveroso ricordare alcuni passaggi della sua carriera ultra-trentennale, culminata nell’interpretazione dell’industriale eroico in uno dei film che meglio rappresenta il dramma dell’Olocausto.
Liam Neeson è partito dall’Irlanda del Nord, da molto lontano, per conquistare Hollywood e gli Usa. Oggi, senza ombra di dubbio, a fargli gli auguri sarà l’intero mondo del cinema, dal momento che di cinema a giudicare dai film che ha contribuito a rendere eccellenti lui se ne intende. L’attore, nato in questo giorno nel giugno del 1952, compie sessantuno anni. Vissuti al servizio del cinema. La sua stella ha brillato luminosissima soprattutto nei Novanta. Un’escalation, quella di Neeson, partita dalla sua città natale Ballymena per arrivare (metaforicamente) alla corte del ‘Grande Re Artù”. La sua prima grande occasione per farsi notare fu infatti “Excalibur“. Seguirono le apparizioni al fianco di Anthony Hopkins ne “Il Bounty”, film il cui cast vanta anche un ‘certo’ Mel Gibson e un certo Daniel Day-Lewis. Poi arrivò un’altra grande occasione: recitare il ruolo di Fieldin in “Mission”, insieme a Robert De Niro e Jeremy Irons.
Ma Liam Neeson ha dato il meglio di sé nel ruolo di Oskar Schindler in “Schindler’s List”. Un’interpretazione che gli è valsa la nomination all’Oscar, per uno dei film più importanti della storia. Nel ruolo dell’industriale dal ‘cuore d’oro’ Neeson conquista tutti e diventa una star di caratura mondiale.
Merito anche di un film che si configura come un paradigma nella cinematografia sull’Olocausto, nonché come un’importante punto di connessione tra storia e arte. Un film, possiamo dirlo, che rasenta la perfezione. Non è l’unica perla di una carriera che prosegue da più di trent’anni e che è opportuno ricordare con almeno cinque titoli. Cinque modi per dire “Auguri” e per dire “Grazie” Liam Neeson: