Ti amo in tutte le lingue del mondo, recensione

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Gilberto (Leonardo Pieraccioni) è un professore di ginnastica un pò ingenuo e alquanto innamorato della bella moglie Deborah (Barbara Tabita), che un giorno ha l’idea di festeggiare il compleanno della consorte con una bella festa a sorpresa.

La sorpresa in realtà gliela farà la moglie che al suo rientro in casa inconsapevole di amici e parenti appostati per gridargli il fatidico sorpresa!, si lascia andare ad un’esplicita conversazione al  cellulare con il suo amante, con il povero Gilberto con ridicolo cappelino da party a beccarsi un doccia gelata davanti ai suoi amici.

Superata l’empasse (e siamo stati teneri), segue chiaramente il divorzio di rito e il ritorno di Gilberto al suo tran tran quotidiano, tra alunne innamorate pazze come la vivace Paolina (Giulia Elettra Goretti), che ha deciso che è proprio Gilberto la sua anima gemella, e lo strambo fratello/bidello Cateno (Giorgio Panariello) con problemi di balbuzie e con cui Gilberto convive e lavora.

Il destino metterà sulla strada di Gilberto la bella Margherita (Marjo Berasategui) pronta a lenire le pene d’amore del professore, che inizierà così fiducioso una nuova relazione, senza sapere però che Margherita in realtà è madre single proprio della vivace Paolina, nata da una fugace avventura con massimo (Massimo Ceccherini), che nel frattempo sentita l’impellente vocazione ha preso i voti e indossato il saio di frate.

Gilberto appresa la notizia penserà bene di far conoscere padre e figlia, così da mettere Massimo di fronte alle sue responsabilità di genitore, e dare all’esagitata Paolina nel frattempo finita in analisi, finalmente un figura paterna di riferimento.

Senza dubbio uno dei migliori film di Pieraccioni, Ti amo in tutte le lingue del mondo, oltre al chilometrico e ammiccante titolo sfoggia un cast davvero in parte, con caratterizzazioni azzeccate e mai sopra le righe, vedi il Cateno di Panariello o il frate di Ceccherini, entrambi averebbero potuto, se non supportati da una accorta sceneggiatura, puntare alla macchietta grottesca e far non pochi danni, invece più contenuti del solito danno forse una prospettiva meno forzata e più godibile della loro vis comica.

Tutto sembra funzionare per il meglio, l’attore e regista toscano da anche un minimo di intreccio alla storia, che anche e non si dipana sempre agevolmente, ha il pregio di non scadere mai nello zuccheroao o nel romance poticcio, a dar manforte a Pieraccioni anche Nicolas Vaporidis, un esilarante Rocco Papaleo professore erotomane con parrucchino, e nei panni del preside della scuola il cantautore Francesco Guccini.