Il nuovo documentario Netflix “The Social Dilemma” si pone l’obiettivo di comunicarci qualcosa di molto importante: le insidie che si celano dietro le piattaforme note come Social Media. Ciò che emerge dalla pellicola è che, in un certo senso, siamo tutti influenzati da algoritmi pensati ad hoc, in linea con i nostri interessi. Il fine ultimo? Farci spendere. Non solo denaro, su oggetti che magari non ci servono, ma anche tempo ed energie su idee che riguardano noi e il mondo che ci circonda. Idee spesso errate.
“The Social Dilemma” è diretto da Jeff Orlowski, regista che ci ha già regalato documentari dalle tematiche altrettanto impegnate come “Chasing Coral” e “Chasing Ice”. È forse per questo che Netflix, sulla scia del successo di altre serie televisive uscite quest’anno, ha deciso di affidare a Orlowski una responsabilità non banale. “The Social Dilemma” (ci) fa delle domande. Ci chiede, in primis, se siamo consci di quanto le nostre azioni influenzino la realtà in cui viviamo.
Non è la prima volta che qualcuno prova a trattare le problematiche che si celano dietro i Social, ma “The Social Dilemma” ha una marcia in più rispetto alla concorrenza. Molti degli intervistati, infatti, sono proprio coloro che in queste aziende hanno lavorato, contribuendo alla creazione di alcune funzionalità che noi tutti conosciamo. Prendete l’esempio di Justin Rosenstein, colui che hai ideato il pulsante “mi piace” su Facebook, che non immaginava di certo potesse avere queste conseguenze. I problema è che molti, troppi “dipendono” dai likes ottenuti sulle proprie foto, in quanto rappresentano una legittimazione di ciò che sono. Al giorno d’oggi l’umore di una persona può dipendere proprio da un “mi piace” ricevuto. O non ricevuto, ed è qui che cominciano i problemi.
Ma il documentario targato Netflix riesce a immortalare le sensazioni di molti altri protagonisti, figure professionali di spicco tutte concordi su una cosa: in principio, i Social Media avevano un obiettivo nobile. Ma durante il percorso qualcosa è andato storto, rendendo “schiavo” anche chi certi algoritmi li ha ideati.
Il messaggio che “The Social Dilemma” manda è importante perché (quasi) nessuno può sottrarsi ad esso. D’altronde, l’avvento della tecnologia ha cambiato radicalmente le nostre vite, impattando molti campi in maniera anche positiva. Negli ultimi anni, ad esempio, il gioco online è cresciuto esponenzialmente, scalzando la sua versione tradizionale. Ma come in ogni aspetto della vita, tutto va fatto con moderazione.
Da un punto di vista tecnico, la più grande pecca del film è la parte “fiction” che si sviluppa parallelamente al documentario. Il tutto, infatti, è reso in maniera molto drammatica, con l’obiettivo di enfatizzare i problemi che possono derivare dall’abuso della tecnologia. Il risultato è però una serie di sequenze grottesche, fin troppo sensazionalistiche che non riescono a incidere sullo spettatore. Anzi, se possibile rendono la visione di “The Social Dilemma” a tratti difficile da digerire.
Tornando invece alla parte più informativa dell’opera, il film offre spunti interessanti anche per la cosiddetta “economia dell’attenzione”, inclusa la tassazione sui dati di proprietà delle società di social media, che al momento è pressoché inesistente. Ed è proprio questo a non porre alcun limite alle aziende citate, quando si tratta di usufruire dei dati raccolti che poi verranno commercializzati.
La lezione più importante che “The Social Dilemma” ci insegna è che dovremmo mettere in discussione tutto ciò che leggiamo online. Le fake news sono ormai all’ordine del giorno e i social ne rendono la diffusione sin troppo semplice. Ancor più pericoloso, all’interno del mondo dell’informazione, è il rischio costituito dal cosiddetto “bias di conferma”, termine con cui in psicologia si identifica un fenomeno cognitivo per il quale noi tutti, in quanto esseri umani, abbiamo la tendenza a ricercare e confrontarci con chi ha un’opinione simile alla nostra. Un pericolo amplificato proprio dai social media, in cui interagire è molto semplice.
In conclusione, “The Social Dilemma” è un prodotto da vivere. Il messaggio che manda è un qualcosa su cui riflettere profondamente, in quanto veicolato attraverso le voci di chi queste piattaforme le conosce fino in fondo. Al netto di qualche imperfezione tecnica, il documentario di Jeff Orlowski offre un filtro diverso con cui osservare il mondo.