Il cinema orientale ha nutrito negli ultimi anni la nostra fame di brividi, che il cinema americano con le sue ultime produzioni non riusciva a soddisfare pienamente. Tutta la sequela di nuovi autori orientali, in parte americanizzati quasi subito e riletti in decine di remake hanno fatto dell’horror orientale un vero e proprio caso cinematografico.
Prima di tutto stabiliamo alcuni punti fermi, l’horror orientale lavora sull’inconscio e sulle paure ataviche che ci portiamo dietro fin dall’infanzia, che lo stile usato sia coreano, cinese, giapponese o thailandese, comunque si limita il gore e si spinge l’acceleratore su una serie di input sensoriali e suggestioni che il regista sobilla negli spettatori utilizzando non l’effettaccio splatter classico od il sobbalzo dalla sedia tipico dei prodotti occidentali, ma inquietanti figure femminili dalle posture deformanti, effetti sonori ricercatissimi o ansiogeni silenzi, insomma inquietudini latenti che universalmente legano l’inconscio collettivo dell’uomo.
Tutto è cominciato con il film americano The ring (2002), remake diretto da Gore Verbinski del giapponese Ringu (1998). La storia di questa videocassetta che malediceva, con una morte annunciata da una telefonata sovrannaturale, già in patria e tra i cultori italiani era diventata un fenomeno, il passaparola ha fatto il resto.
La potenzialità orrorifica della piccola e defunta protagonista che fuoriesce dallo schermo televisivo avanzando verso la vittima in dinoccolate e disturbanti posture è praticamente infinita, la sua originalità non è nella storia di fantasmi che fa comunque parte della cultura occidentale, ma è la connotazione tecnologica prettamente giapponese che ne fa icona e strumento mediatico da incubo.
Onryo, questo è il termine giapponese che si usa per descrivere i fantasmi in collera che tornano dall’aldilà per vendicarsi di coloro che ne hanno causato la morte e che in vita li hanno vessati. Nella tradizione orientale questi spiriti sono quasi sempre delle donne ed infatti nelle vicende terrene di questi spiriti vendicativi in visita, sono le donne ad essere le protagoniste principali.
Se in the ring era una bambina seppellita viva in un pozzo a tornare, in The grudge (2004) è una casa ad essere infestata dalla presenza di spiriti in cerca di vendetta per un atroce avvenimento accaduto tra le sue mura anni prima, L’originale giapponese Ju-on (2000) era diretto da Takashi Shimizu, così come il remake americano, il film ha avuto anche un sequel in patria e uno negli States.
Ancora la tecnologia a farla da padrona nella serie The call (2004), stavolta protagonista il telefono cellulare, altro strumento tecnologico che sembra divenuto negli anni mezzo indispensabile per la socializzazione, sulla scia della videocassetta di The ring, stavolta è un messaggio registrato dall’aldilà su una segreteria telefonica a condannare chi lo ascolta ad una terribile ed inevitabile morte, stavolta i sequel sono due più un remake americano.
Nel remake americano Dark water (2002) tratto dal romanzo di Koji Suzuki, è lo spirito di una bambina in cerca di pace ad infestare un palazzo e a tormentare una madre divorziata con la sua bambina, le atmosfere rarefatte ed i piccoli segnali sovrannaturali sono pochi e ben dosati e le manifestazioni della bambina in cerca di una nuova mamma fanno davvero accapponare la pelle.
Concludiamo questo breve viaggio nel genere cosiddetto J-horror, a caccia di Yurei, così vengono definiti generalmente i fantasmi made in Japan, con due pellicole che vedono la dimensione sovrannaturale invadere il mondo reale a causa di tragici episodi che hanno rivegliato entità sopite.
Nel thriller-horror Infection (2004), è un’intervento su di un paziente finito in tragedia a trasformare un’ospedale giapponese in una sorta di anticamera infernale tra incubi ed allucinazioni ed un virus che che contamina corpi, ma soprattutto menti, stavolta il gore abbonda ma sempre con il giusto equilibrio.
Nel thriller sovrannaturale Premonition (2004) invece è il dono in veste negativa della preveggenza a distruggere la vita di un normalissimo uomo che si ritrova a ricevere un giornale che riporta necrologi e notizie di morti non ancora avvenute, ma questo non servirà a salvare la sua bambina di cinque anni, e inevitabilmente l’uomo cadrà in un vorticoso labirinto di alluìcinazioni e visioni che ne minerrano irrimediabilmente la salute mentale.