Clyde (Jeffrey Dean Morgan) e Stephanie Brenek (Kyra Sedgwick) hanno appena divorziato e stanno affrontando le inevitabili ricadute subite dalle loro due figlie adolescenti, Em (Natasha Calis) e Hannah (Madison Davenport). Clyde dopo aver mostrato la sua nuova casa alle figlie, visita con loro un mercatino dell’usato organizzato nel quartiere, dove Em trova una vecchia scatola ricoperta di iscrizioni in ebraico.
Em convince il padre ad acquistare la scatola e da quel momento la ragazzina ne diventa ossessionata, a tal punto da trasformarsi caratterialmente e fisicamente. Ben presto Clyde comprenderà che la misteriosa scatola cela un terrificante segreto e che qualsiasi cosa vi si annidi all’interno ha la ferma intenzione di far del male alla figlia.
Il regista danese Ole Bornedal, all’attivo per lui il thriller Il guardiano di notte e relativo remake americano Nightwatch nonchè lo scioccante documentario Deliver Us from Evil sul prete pedofilo Oliver O’Grady, si cimenta con un horror dall’impianto gradevolmente tradizionale improntato al filone possessione demoniaca.
Grazie ad una regia puntuale, tutta puntata a creare una notevole atmosfera e ad una giovane protagonista di gran talento, la Calis ci ha ricordato la Linda Blair de L’esorcista, Borendal confeziona un film che seguendo l’esempio del recente Il rito con Anthony Hopkins schiva l’inflazionato formato mockumentary e riporta l’horror a sfondo demoniaco alle sue origini, quelle più consone al filone, quindi chi cerca qualcosa di nuovo e originale potrebbe rimanere deluso, chi invece come noi apprezza un ritorno ad un cinema horror dall’impianto classico scoprirà un film capace di regalare più di qualche brivido.
Sorvolando sulla storia vera che si cela dietro al film, chi mastica un po’ di horror è ormai vaccinato a questi furbi escamotage promozionali e ad alcune sequenze in cui Bornedal rischia grosso schivando di poco la comicità involontaria, ci riferiamo all’incipit e a una parte dell’esorcismo finale a tratti troppo enfatico, The Possession si dimostra un dignitoso rappresentante del genere, capace di andare oltre la furba mediocrità di pellicole come L’ultimo esorcismo e di sfruttare inquietanti reminiscenze di un classico come L’esorcista di Friedkin, miscelandole con un soggetto già utilizzato nel recente Il mai nato (altra storia vera), horror diretto nel 2009 da David S. Goyer.
Nelle sale dal 25 ottobre 2012
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Note di produzione: Jeffrey Dean Morgan è noto per il ruolo di John Winchester nella serie tv Supernatural mentre Kyra Sedgwick per quello di Brenda Leigh nel serial The Closer; l’idea alla base della sceneggiatura arriva da un articolo apparso sul Los Angeles Times nel 2004 in cui la giornalista Leslie Gornstein raccontava la storia di un uomo che aveva tentato di disfarsi di una nefasta scatola per dybbuk mettendola in vendita su e-bay.
Dal pressbook ufficiale del film: Nel corso della storia, una delle paure più profonde ed ossessive dell’uomo è sempre stata quella di venire posseduti – l’idea terrificante che il corpo e la mente possano essere assaliti da forze disumane insaziabili animate da una volontà oscura. Si racconta di ogni genere di demoni e fantasmi che vanno a caccia delle nostre anime, ma i Dibbuk sono i più singolari fra loro. Comparsi nelle antiche storie del folklore ebraico, si narra che i Dibbuk (letteralmente significa “legame”) siano spiriti maligni che vagano per il limbo, e sopravvivano unendosi agli esseri umani e insidiandosi nella loro stessa carne. Per tenere alla larga il loro sconvolgente potere, i falegnami fabbricavano archetti o scatole speciali per intrappolare i Dibbuk – e con essi il male comprensibile che rappresentavano – per sempre”