Aung San Suu Kyi (Michelle Yeoh) ha poco più di due anni quando suo padre, importante esponente politico che contribuì all’indipendenza della Birmania dal Regno Unito, viene ucciso da alcuni avversari politici. Divenuta adulta si costruisce una vita felice in Inghilterra con un marito amorevole (David Thewlis), ma le precarie condizioni di salute della madre la costringono sul finire degli anni ’80 a tornare in patria, dove riprenderà contatto con una realtà di oppressione che risveglierà in lei una forte coscienza politica. Ben presto Suu Kyi diventa una spina nel fianco per il regime militare che reagisce con la forza costringendola agli arresti domiciliari, negandogli una netta vittoria conquistata alle elezioni ed espellendo dal paese i suoi famigliari. Suu Kyi comincerà così la sua lunga lotta non-violenta per la libertà della sua nazione che la trasformerà in un’eroina e nella prima donna asiatica a cui verrà assegnato un Nobel per la pace.
Il regista, produttore e sceneggiatore Luc Besson affronta il suo secondo biopic dopo il Giovanna d’Arco del 1999 e stavolta la prova per Besson si fa più ardua visto che nel caso dell’eroina francese il lato mistico-religioso della storia permetteva al regista corpose incursioni nell’immaginifico, mentre in questo caso la solida e puntuale sceneggiatura della scrittrice e documentarista Rebecca Frayn lo costringe all’interno di schemi narrativi ben definiti di un biopic da manuale, anche se in un paio di occasioni Besson riesce ad applicare in parte la sua visione spettacolare, quasi parossistica della narrazione da grande schermo.
Come già abbiamo ribadito con il Machine Gun Preacher di Marc Forster anche in questo caso con The Lady c’è una forte necessità di veicolare ad un platea il piu vasta possibile un messaggio forte ed importante, che prescinde dalla riuscita o meno della messinscena o da alcune evidenti lacune figlie di una regia fuori dal suo elemento naturale, ma ci pensa la certosina cura nella caratterizzazione dell’intensa e fascinosa Michelle Yeoh a sopperire là dove Besson non riesce scontrandosi con la formalità imposta dal genere, proprio come accadeva con la magnifica Lady di ferro di Meryl Streep nel biopic di Phyllida Lloyd.
La lotta di Suu Kyi è uno dei più straordinari esempi di coraggio civile dell’Asia degli ultimi decenni.
Comitato norvegese per il premio Nobel (1991)
Nelle sale a partire dal 23 marzo 2012
Note di produzione: la scrittrice Rebecca Frayn ha impiegato tre anni tra interviste e ricerche per scrivere la sceneggiatura. Il film è co-prodotto da Jean Todt, ex-direttore generale della Scuderia Ferrari. Per l’ovvia impossibilità di girare in Birmania, Besson ha scelto la Thailandia come location alternativa. La colonna sonora è stata affidata al compositore francese Eric Serra che aveva già musicato diverse pellicole di Besson tra cui il suo esordio del 1983 Le Dernier Combat e i cult Nikita e Leon.