Negli Usa della discriminazione razziale, l’uomo nero serviva l’uomo bianco. Si muovevano silenziosi e ligi al dovere nelle stanze regali. Erano camerieri e tutto fare. Erano trattati come esseri inferiori.
“The Butler – Un maggiordomo alla casa bianca” tira fuori con grande maestria quello che ormai è ‘quasi’ (?) un ‘feticcio’. Lo fa nei mesi in cui Nelson Mandela si ammala, prima di lasciare per sempre questo mondo e il suo ricordo di lottatore fiero dell’apartheid.
Il maggiordomo in realtà è Eugene Allen. Servì numerosi presidenti: otto per la precisione. Da Truman a Reagan. Servì per 34 anni. La sua storia viene raccontata dal giornalista Will Haygood in un articolo dal titolo “A Butler Well Served By This Election”. L’articolo uscì sul Washington Post il 7 novembre del 2008.
Poi, è diventato lo spunto del libro “The Butler”, da cui Lee Daniels ha preso ispirazione per il suo film. Il libro diventa in poco tempo un best-seller, guadagnando 162 milioni di dollari. Nel film, è l’ex ‘ghost dog’ Forest Whitaker ad interpretare Eugene Allen. Eugene si nasconde dietro lo pseudonimo di Cecil Gaines. Ma la finzione non nasconde la realtà.
“The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca” è una ricostruzione pressoché fedele della sua storia. Storia che diventa il fulcro del racconto.
Con Whitaker ci sono Mariah Carey, Oprah Winfrey, Lenny Kravitz e molti altri. Compaiono anche Robin Williams, nel ruolo di Dwight Eisenhower, James Marsden (JFK), Liev Schreiber (Lyndon Johnson), John Cusack (Richard Nixon) e Alan Rickman (Ronald Reagan).