Recensione: un pesce di nome Wanda

In principio l’dea di organizzare un ambizioso furto di gioielli in un grande centro commerciale londinese, a mettere in atto il colpo un gruppo di malviventi sui generis.

La banda è formata dal boss e ideatore del colpo George (Tom Georgeson), dalla sua amante la sexy-truffatrice Wanda (Jamie Lee Curtis) ed il frustrato Otto (Kevin Kline) che si sente apprezzato più per le sue doti fisiche che per il suo inesistente cervello, Base logistica del colpo l’appartamento del balbuziente Ken (Michael Palin), braccio destro di George e animalista convinto.

Il colpo va a buon fine, un bottino a base di diamanti che fa gola un pò a tutti gli avidi  membri della banda, così a bocce ferme Wanda che in realtà è l’amante di Otto fa arrestare George con l’idea di fregare tutti e fuggire con il bottino, ma la cassaforte dove dovrebbero trovarsi i gioielli è inspiegabilmente vuota.

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Jamie Lee Curtis: una carriera da urlo

Attrice sorprendente Jamie Lee Curtis, partita come reginetta dell’horror negli anni ’80, la sua innata verve comica ed un certo carisma ne hanno fatto interprete brillante in molte commedie intelligenti, dove del sano umorismo e dell’autoironia, questa talentuosa attrice ha fatto virtù.

Jamie Lee Curtis nasce in California, a Los Angeles il 22 Novembre 1958, è quella che si definisce  la figlia d’arte per antonomasia, madre l’affascinante attrice Janet Leigh e padre l’eclettico ed ironico Tony Curtis un’esplosiva commistione di talentuosi geni che in questo caso ha colto nel segno, Jamie sembra concepita per il palcoscenico, l’istinto d’attrice si fa presto strada e la ragazza inizia la carriera con la canonica gavetta televisiva.

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Festival di Venezia dalla quarantunesima alla cinquantesima edizione: cos’hanno in comune Francis Ford Coppola e Paolo Villaggio?

Lo scorrere del tempo è scandito dall’alternarsi di colori divesrsi, sulla laguna; il colore del cielo, il colore degli occhi dei turisti, il colore dei sentimenti che aleggiano nell’aria e che lasciano una traccia invisibile ai più, ma dura a scomparire.

Io raccolgo tutto quello che succede qui, come se fossi uno spazzino. Mi muovo furtivo, aspettando che in giro non ci sia nessuno, con un sacchetto che non cambio mai, tanto la capienza è praticamente illimitata: le emozioni non hanno un peso fisico, almeno parlando in modo tradizionale.

Mentre passo attraverso la folla di questa meravigliosa mostra, di questa ricorrenza finalmente annuale, mi rendo conto che mi piace essere circondato dalle persone, aò fine di avere l’impressione che gli sguardi mi si posino addosso, che realmente qualcuno stia cercando me, invisibile testimone, fin dalla prima edizione, di questa eccitante atmosfera.

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