Le ali della libertà, recensione

shawshank_redemption_ver2 []Andy Dufresne (Tim robbins) accusato di aver ucciso sua moglie e l’amante di quest’ultima, viene condannato a due ergastoli che dovrà scontare nel penitenziario di Shawshank, qui farà la conoscenza del dispotico direttore e di un manipolo di guardie carcerarie capitanate dal capitano Hadley (Clancy Brown).

Dufresne è un semplice impiegato di banca abile con i numeri e l’approccio con il carcere sarà più violento e duro del previsto, con vessazioni e violenze fisiche che porteranno l’uomo a subire anche abusi sessuali da parte di un gruppetto di detenuti dediti allo stupro.

Dufresne comincerà col tempo ad isolarsi, collezionando minerali e passando il tempo scolpendo alcuni pezzi per una scacchiera, poi il direttore e le guardie si accorgeranno della sua abilità con i numeri e Dufresne, che nel frattempo ha conosciuto alcuni detenuti tra cui il veterano Red (Morgan Freeman), che è prossimo al rilascio dopo quasi mezzo secolo di detenzione, gli affideranno alcune pratiche burocratiche da sbrigare.

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Isabel Coixet: l’altra metà del cielo

Isabel Coixet nasce a Barcellona (Spagna) il 9 Aprile 1960, gli esordi sono nella pubblicità prima in veste di copywriter, poi realizzando alcuni spot pubblicitari.

Dopo aver fondato la casa di produzione Miss Wasabi Films,  la Coixet si avvicina al mondo del cinema nel 1983 come sceneggiatrice, per poi esordire dietro la macchina da presa tre anni più tardi con il film Demasiado viejo para morir joven.

E’ subito chiara l’intenzione della regista di narrare l’universo femminile nel suo quotidiano e prosegue su questo percorso narrativo anche con il secondo lungometraggio, e prima produzione in lingua inglese, Le cose che non ti ho detto.

Dopo il melò del 1998 A los que aman inedito in Italia, la regista gira nel 2003 La mia vita senza di me, ancora melò ed una malattia che incrina un quotidiano fatto di normalità e famiglia,

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Recensione: Ember – Il mistero della città di luce

Ember è una città sotterranea, creata dall’uomo per ospitare i terrestri (mentre la Terra si rigenera da una catastrofe) alimentata da un grande generatore, che può andare a pieno regime solo per 200 anni prima di spegnersi lentamente.

Sono passati 250 anni e gli abitanti di Ember non sanno più perché vivono nelle viscere della Terra (suppongono che la motivazione sia che fuori dalla loro città non ci sia altro che il buio), ma accettano i continui e sempre più lunghi blackout e che il sindaco Cole (Bill Murray) assegni loro i lavori, che dovranno svolgere per tutta la vita e gestisca a suo piacimento le risorse della comunità.

Due ragazzi, Lina (Saoirse Ronan) e Doon (Harry Treadaway), però, non ci stanno e, prima si scambiano le professioni (lui, che sogna di poter riparare il generatore, una volta designato messaggero, dà il suo lavoro a lei, che vuole recapitare messaggi, ma che è stata scelta come riparatore di tubature), poi, scoperto che il loro mondo è corrotto, decidono di lasciare Ember, con l’aiuto del padre di Doon (Tim Robbins) un inventore e di quello dell’anziano capo addetto alle tubature Sul (Martin Landau).

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City of Ember, in Italia il 12 dicembre prossimo

City of Ember è il primo film con attori in “carne ed ossa” del regista 31enne, Gil Kenan; infatti la sua prima opera fu il film d’animazione della Dreamworks, Monster House, uscito nelle sale un paio di anni or sono.

Tratto da un romanzo per ragazzi scritto da Jeanne DuPrau ed interpretato da Bill Murray, Tim Robbins, Martin Landau e dalla giovane Saoirse Ronan, sua precedente apparizione in Espiazione, il film, uscito nelle sale americane il 10 ottobre, sarà in Italia il 12 dicembre prossimo.

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Recensione : Allucinazione Perversa

Definirlo un film drammatico è veramente riduttivo. Trattasi di un film che va molto al di là del semplice dramma, e il tutto è sminuito a partire dal titolo italiano: Allucinazione Perversa.

Questo suona infatti come un qualcosa che sta a metà tra il giallo vecchio stile e il softcore. Siamo completamente fuori strada. Il titolo originale è Jacob’s Ladder, e ci troviamo di fronte a un’ulteriore manifestazione dell’immotivato scempio traduttorio perpetrato da noi contro il cinema internazionale.

Ma andiamo con ordine. Il film è del 1990, diretto da Adrian Lyne e interpretato da un giovane Tim Robbins. La storia allucinante che vi sto per raccontare era stata scritta da Bruce Joel Rubin già nei primi anni 70, ma solo dopo l’apporto di Lyne l’autore riuscì a vederla trasformata in un film.

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