Eccoci di fronte ad uno dei peggiori romance/musical mai girati, Glitter. La protagonista, la cantante Mariah Carey, con una discreta sequela di successi discografici alle spalle, commette l’errore che molte sue colleghe hanno fatto e continueranno a fare, pensare che essere delle buone interpreti di canzoni e delle dive del pop significa automaticamente essere delle buone attrici, alla faccia di studio, gavetta, recitazione e mostri sacri come Meryl Streep.
Il film invece che sfruttare l’immagine della popstar e contornarla di attori veri, una sceneggiatura solida, qualche ammiccamento ai classici romance di sempre ed affidare il tutto ad un regista di nome che possa confezionare la pellicola in modo da renderla perlomeno digeribile, la Carey ed i produttori che fanno? in un uno slancio di irrefrenabile megalomania appoggiano tutta la pellicola sulla neo-attrice, e lei accetta mettendosi al centro di tutto pensando di poter recitare da protagonista di punto in bianco, senza alcun supporto, a parte uno spaesato Terrence Howard (Four brothers, Iron Man) che sicuramente ad oggi ha rimosso quell’esperienza dalla sua mente e dal suo curriculum.
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