Rocky Balboa, recensione

Rocky (Sylvester Stallone) è ormai in pensione da un bel pò di tempo, il clamore del ring è una indistinta eco e i giorni di gloria sono divenuti sbiaditi ritratti all’interno di foto appese al muro del ristorante che ora il vecchio Stallone italiano gestisce proprio nella sua Philadelphia e il cui nome è dedicato alla moglie Adriana (Talia Shire) recentemente scomparsa per un tumore.

Rocky però resta aggrappato fortemente ai quei ricordi, nonostante il cognato Paulie (Burt Young) gli rammenti che ormai rappresentano un passato troppo lontano che potrebbe solo fargli del male, ma a Rocky piace intrattenere i clienti del suo locale raccontando della grande occasione avuta con l’amico Apollo, dello schiacciasassi Clubber Lang, dell’avventura in Russia contro il gigantesco sovietico Drago.

Proprio da quel passato così tante volte rivisitato che spunta una vecchia conoscenza, quella Marie (Geraldine Hughes) che Rocky conobbe ancora adolescente e a cui all’epoca cercava di spiegare come si sarebbe dovuta comportare una ragazza perbene, prendendo in cambio una bella serie di insulti.

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Rocky 5, recensione

Rocky (Sylvester Stallone) torna dalla Russia dopo aver messo al tappeto il colosso sovietico Ivan Drago, diventando di fatto un eroe anche oltreconfine, ma l’età e i troppi colpi presi hanno lasciato un segno indelebile nello stanco ed invecchiato campione che comincia a pensare seriamente di abbandonare il ring.

Purtroppo il suo ritorno da campione sarà funestato dalla notizia che l’improvvido  cognato Paulie (Burt Young) ha lasciato in mano tutto il patrimonio dei Balboa ad un personaggio senza scrupoli, che ha messo Rocky e famiglia praticamente sul lastrico, urge quindi un incontro per sanare l’ammanco e naturalmente la proposta arriva repentina.

L’ambiguo promoter George Wahington Duke (Richard Gant), nonostante conosca le precarie condizioni di salute di Rocky spinge per farlo incontrare sul ring con il suo pupillo Union Cane (Michael Williams), la borsa è davvero ghiotta e risolverebbe in un sol colpo tutti i problemi, ma Adriana (Talia Shire) non ha alcuna intenzione di vedere il marito finire come l’amico Apollo (Carl Weathers).

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Rocky 2, recensione

Il film riprende le fila dall’ultimo sofferto round in cui Rocky (Sylvester Stallone) si trova di fronte alla furia del campione in carica Apollo Creed (Carl Weathers), ma Rocky ha deciso che finirà l’incontro in piedi e così sarà, al suono del gong finale i due pugili stremati si ripromettono che non ci sarà rivincita.

In realtà l’orgoglio ferito di Creed e una serie di lettere di fan infuriati e delusi lo spingeranno a chiedere una rivincita che però Rocky rifiuta, spinto da Adriana (Talia Shire) ad appendere ufficialmente i guantoni al chiodo, Rocky si gode la borsa vinta, accettando le offerte da vari sponsor che lo vogliono come testimonial per alcuni spot pubblicitari.

Rocky nonostante il matrimonio con Adriana e un figlio in arrivo è insofferente alla vita lontano dal ring, la fuoriserie sportiva, la casa nuova, nulla di tutto ciò gli toglie dalla testa la boxe, a questo si aggiunge una campagna denigratoria mezzo stampa messa in piedi da Creed e il suo staff, per costringerlo a tornare sul ring per una rivincita da milioni di dollari.

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Rocky, recensione

Rocky Balboa (Sylvester Stallone) è un pugile di mezza tacca che sbarca il lunario recuperando crediti per uno strozzino locale e partecipando ad alcuni incontri per dilettanti in quel di Philadelphia, allenandosi nella palestra del burbero ex-pugile Mickey Goldmill (Burgess Meredith) che un bel giorno lo scarica cacciandolo dalla palestra e dandogli del perdente.

Rocky però non molla, sente che la boxe è la sua ragione di vita come sa che presto lo diventerà anche una timidissima ragazza di nome Adriana (Talia Shire) di cui è innamorato e che lavora in un negozio di animali del quartiere.

Adriana è la sorella di Paulie (Burt Young) un amico che frequenta lo stesso bar di Rocky, Paulie tampina Rocky affinchè gli rimedi un lavoro come esattore così che possa abbandonare il magazzino di carni dove è impiegato, questo spingerà Paulie a far uscire quasi con la forza la sorella con Rocky e così tra i due nascerà l’amore.

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La saga dei Coppola: il cinema nel sangue

La storia del cinema risulterebbe priva di alcuni dei suoi più importanti capitoli se Francis Ford Coppola non fosse mai esistito. Basta riflettere anche solo per una attimo su una frase come questa, per rendersi conto di come il destino abbia avuto un ruolo importante nel determinare le sorti di un autentico genio della macchina da presa, colui che non si è mai posto limiti, quando si è trattato di raccontare vicende, anche tragiche, relative alla storia del proprio Paese. Già… gli Stati Uniti, il luogo dove i sogni possono divenire realtà e l’estro dell’individuo se riconosciuto come tale, può portarlo in cima alla piramide del successo sociale.

Ci chiediamo quale sarebbe stata la sorte del giovane Francesco, aspirante cineasta se qualche anno prima i nonni, valigie alla mano, non avessero deciso di emigrare oltre oceano da Bernalda, paesino della Basilicata. Probabilmente il grande regista non avrebbe goduto di quel clamore che tutte le sue vicende pubbliche e private hanno invece ottenuto in tutti questi anni di attività.

Nato da papà musicista Carmine Coppola e mamma Italia Pennino, di professione attrice, è il secondo di tre fratelli: il maggiore August Coppola, professore di letteratura è il padre di Nicolas Cage, di Christopher Coppola regista e produttore e di Marc Coppola anch’egli attore, mentre la sorella minore Talia Rose Coppola in arte Talia Shire fa l’attrice ma è anche madre dell’attore e musicista Jason Francesco Schwartzman e di Robert Schwartzman, guarda caso anche lui attore, nati dal matrimonio con il produttore Jack Schwartzman.

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