Resident Evil: Retribution ha fatto il suo debutto nei cinema italiani e dopo cinque capitoli ci sembra giusto guardarci un attimo indietro e dare un’occhiata a tutto quello che le trasposizioni da videogames ci hanno regalato sino ad oara, nel lasso di tempo che ci separa dai primordi di Street Fighter – Sfida finale passando per la Lara Croft di Angelina Jolie sino al recente e sottovalutato Prince of Persia.
Street Fighter
Tekken, recensione in anteprima
In un futuro alternativo e non troppo lontano, siamo nel 2039, dopo una guerra che ha devastato l’intero pianeta otto corporazioni si sono suddivise il globo e una di queste, la Tekken guidata dal magnate Heihachi Mishima (Cary-Hiroyuki Tagawa) e da suo figlio Kazuya (Ian Anthony Dale), controlla il nord-America e periodicamente organizza un torneo di lotta conosciuto come Iron Fist.
Questo vero e proprio avvenimento sportivo che catalizza l’attenzione della popolazione che vive in condizioni di estremo disagio, nel suo regolamento comprende la possibilità di accettare nella selezione di combattenti un rappresentante eletto dal popolo che potrà così partecipare all’ambito torneo.
Il campione ufficiale Marshall Law (Cung Lee) viene però battuto a sorpresa dal giovene contrabbandiere Jin Kazama (Jon Foo) a cui la Tekken ha ucciso la madre e che vede l’Iron Fist come unica possibilità di arrivare al vero responsabile dell’omicidio, il boss Mishima.
The Lobo Paramilitary Christmas Special, cortometraggio
Oggi spazio cortometraggi dedicato a Lobo, personaggio creato negli anni’80 da Keith Giffen per la DC Comics, uno spietato cacciatore di taglie, come il cugino in salsa western Jonah Hex, proveniente dal pianeta Czarnia che di fronte ad una buona paga e ad un soddisfacente spargimento di sangue è disposto ad accettare qualsiasi incarico.
Nel cortometraggio live-action che vi presentiamo oggi The Lobo Paramilitary Christmas Special, il nostro mercenario interstellare viene ingaggiato da una lobby di icone festive capeggiate dal sordido Coniglio pasquale per eliminare nientemeno che Babbo Natale in persona, reo con la sua stucchevole festa universale di aver conquistato tutti mettendo in ombra i suoi colleghi.
Film tratti da videogame, il meglio e il peggio
Compilare classifiche non è mai semplice, ma visto che abbiamo da poco esplorato il mondo dei cinefumetti con le sue luci ed ombre, ci sembrava opportuno dare un’occhiatina anche al mondo dei videogame, che al contrario di quello dei fumetti che vive di vita propria, ha sempre avuto un occhio di riguardo per il grande schermo avvicinandosi sempre più ad una rappresentazione ideale di quest’ultimo con immersivi filmati di intermezzo, trame e cut squisitamente cinematografici.
Se nei primi anni la limitata tecnologia permetteva ai programmatori di ispirarsi più a cartoon e fumetti per divertire i fan dell’intrattenimento elettronico, Popeye, Pac- Man e Donkey Kong tanto per citarne alcuni, permettevano ai giocatori di gratificarsi evitando trabocchetti e superando indenni decine di quadri in un crescendo di difficoltà e frenesia, in seguito con l’avvento dei computer casalinghi arrivano le prime avventure videoludiche di un certo spessore, prima solo testuali e in seguito colossi come la LucasArts creano dei veri classici come Monkey Island o Maniac Mansion aggiungendo vagonate di humour e grafica fumettosa, e dando alla storia e ai personaggi l’ideale connotazione di romanzo/fumetto interattivo creando gli amatissimi adventure punta e clicca.
Film e videogiochi: un tentativo di top five
Parlando di trasposizioni dalla ram alla celluloide, si rischia sempre di perdere di vista l’obiettivo. Il concetto è molto semplice: per quanto ci si trovi in entrambi i casi di fronte a uno schermo, si tratta comunque di due forme di intrattenimento molto diverse, sia come tipologia intrinseca, sia, di conseguenza, come grado di partecipazione.
Per questo lo sforzo di chi traspone a mio avviso è massimo, in quanto non si tratta semplicemente di cogliere elementi essenziali da un contesto, e spostarli linearmente in un altro. In questo caso il più delle volte infatti è impossibile; si tratta invece di riuscire a comprendere i tratti caratteristici e di costruire da zero qualcosa di nuovo che riesca in qualche modo ad aggiungere qualcosa.
Questo è un aspetto della questione. L’altro riguarda la scarsità di materiale che abbiamo a disposizione per la valutazione: troppo poco, considerato che fare una classifica richiede almeno un certo numero di elementi tra cui scegliere.