Wolfman 2, recensione in anteprima di Werewolf – The Beast Among Us

Una feroce creatura mostruosa, durante le notti di luna piena terrorizza un villaggio europeo del diciannovesimo secolo e Daniel (Guy Wilson), un ragazzo del posto aspirante medico, si ritrova con una scia di cadaveri mutilati da quello che sembra un indicibile ed efferato flagello sovrannaturale. Daniel con il medico locale (Stephen Rea) è testimone delle orribili conseguenze di quelli che sembrano essere attacchi di un lupo mannaro.

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La Universal annuncia un horror con licantropi

Collider riporta che la Universal ha annunciato l’inizio delle riprese a Bucarest, in Romania di un thriller-horror con licantropi ancora senza titolo, diretto da Louis Morneau (Radio Killer 2, The Hitcher II). Il film è interpretato da Stephen Rea, Steven Bauer, Ed Quinn, Nia Peeples, Guy Wilson,  Adam Croasdell e Rachel DiPillo e uscirà direct-to-video per Halloween 2012. Dopo il salto trovate la sinossi ufficiale.

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Until Death, recensione

Il detective della narcotici di New Orleans, Anthony Stowe (Jean-Claude Van Damme) è un eroinomane ormai sull’orlo del baratro, infilatosi in un percorso di lenta auto-distruzione mentre tra una dose e l’altra cerca di incastrare il suo ex-partner Gabriel Callahan (Stephen Rea), che nel frattempo è diventato un boss della droga e che lentamente cerca di prendere in mano il controllo delle attività malavitose della città. Stowe purtroppo getta benzina sul fuoco inanellando una serie di situazioni che lo faranno sprofondare in un buco nero, prima manda all’aria un’operazione di sorveglianza su Callahan, causando la morte della collega Maria Ronson (Rachel Grant), poi ha un alterco in cui viene quasi alle mani con l’agente Van Huffel (Adam Leese) fidanzato della Ronson che accusa Stowe della morte della donna e infine, dopo aver aver saputo che la moglie attende un figlio non suo, finirà con un proiettile in testa nel parcheggio di un bar sparato da un killer inviato da Callahan a fargli la festa.

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B-cult, In compagnia dei lupi

Oggi B-cult d’annata con la fiaba dark datata 1984 In compagnia dei lupi del regista inglese Neil Jordan, viaggio onirico attraverso la sessualità adolescenziale virata al femminile e filtrata attraverso gli stilemi del racconto gotico e il mito della licantropia con l’aggiunta di suggestioni  in chiave horror dalla fiaba di Perrault Cappuccetto Rosso.

Il racconto esordisce con una ragazza intenta ad ascoltare i racconti/ammonimenti di sua nonna che attraverso alcune storie cerca di trasmettere alla nipote, reduce dalla tragica e violenta perdita della sorella sbranata da un branco di lupi, lezioni di vita per sopravvivere al lupo celato in diverse e insospettabili vesti, tutte egualmente insidiose.

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V per Vendetta, recensione

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Inghilterra 2019, la popolazione è oppressa da un regime che oltre ad una efficiente e spietata polizia segreta, ha il totale controllo sui mass-media, La dittatura non solo mediatica, e la violazione dei più basilari diritti civili, è figlia  dalla necessità di uscire da un periodo buio in cui lo scontro politico ha causato la morte di molti cittadini britannici, coinvolti in manifestazioni di protesta, sfociate in una violenta guerriglia urbana.

Dalle macerie di questi scontri e di una nazione in balia di caos, violenza e terrore sorgerà, alimentando ad arte la paura, un partito neoconservatore appoggiato dal popolo e capeggiato dall’Alto Cancelliere Adam Sutler (John Hurt), che porterà si la pace, ma anche la fine di ogni libertà.

Il regime però finirà per figliare contrapposti estremismi, e cosi Londra diventerà il palcoscenico di una nuova figura mascherata conosciuta come V (Hugo Weaving), che ispirandosi  alle gesta del famigerato Guy Fawkes, cospiratore britannico che tentò nel 1605 di far saltare il Parlamento inglese, seminerà il panico nelle istituzioni, con incursioni mediatiche e attentati dinamitardi.

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Evelyn, recensione

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La famiglia Doyle sta per affrontare un’altra traumatica separazione, dopo che la madre della piccola Evelyn (Sophie Vavasseur) ha abbandonato lei e i suoi due fratelli Maurice (Hugh MacDonagh) e Dermot (Niall Beagan), lasciandli alle cure del padre Desmond (Pierce Brosnan) purtroppo in gravi difficoltà economiche e senza un lavoro fisso.

Le autorità ben presto scopriranno la precarietà finanziaria in cui vivono i tre ragazzini e nonostante le rassicurazioni e le preghiere del padre, un giudice si vedrà costretto ad affidarli ad un orfanotrofio, promettendo a Desmond di riaffidarglieli una volta che la sua situazione finanziaria fosse migliorata. Cosi mentre Desmod cercherà invano un lavoro sicuro, i suoi figli subiranno abusi e disagi, sino a che il padre non deciderà di dare il via ad una battaglia legale per riaverli.

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D’Artagnan, recensione

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17° secolo da un villaggio delle campagne francesi con cappa, spada e un gran voglia di menar le mani parte alla volta di parigi il giovane e prode D’Artagnan (Justin Chambers), che ha un sogno entrare nella schiere delle guardie del Re Luigi XIII, i moschettieri.

D’artagnan ha anche la ferma intenzione di vendicare la morte di sua madre avvenuta per mano del malvagio Febre (Tim Roth), spietato scagnozzo del Cardinale Richelieu (Stephen Rea), riuscirà nel suo intento, ma non senza aver speimentato il vero amore con la bella Francesca Bonacieux (Mena Suvari).

Il direttore della fotografia e regista Peter Hyams (Relic, Un alibi perfetto) dopo il successo de La maschera di ferro di Randall Wallace, cerca di dare un’ulteriore rispolverata al classico letterario e cinematografico I tre moschettieri con un’operazione alquano ardita che va ben oltre la rilettura di Stephen Herek e del suoi I tre moschettieri del 1993 con Charlie Sheen e Donald Sutherland.

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