Il Presidente degli Stati Uniti (Donald Moffatt) decide di inasprire la lotta contro i cartelli della droga colombiani all’indomani dell’omicidio a sangue freddo di un suo amico di lunga data, reo quest’ultimo di aver sottratto a pericolosi trafficanti di droga oltre 600 milioni di dollari, tentando poi di darsi alla fuga via mare su un’imbarcazione rinvenuta in seguito dalla Guardia costiera con a bordo null’altro che cadaveri. Sarà James Cutter (Harris Yulin), consigliere per la Sicurezza nazionale ad occuparsi dei nuovi stanziamenti americani per la lotta contro i cartelli colombiani ed è qui che entra in scena il vice-direttore dell’intelligence Jack Ryan (Harrison Ford), fresco di promozione e pronto a dar manforte all’amico e suo superiore, l’ammiraglio James Greer (James Earl Jones) allettato a causa di una diagnosi di cancro.
Sotto il segno del pericolo
Salt, recensione in anteprima
Un prologo ci mostra l’agente CIA Evelyn Salt (Angelina Jolie) imprigionata e torturata dai militari nord-coreani in cerca di informazioni, Salt non parlerà, ma al contrario di quel che prevede il protocollo, ogni agente è sacrificabile, il suo futuro marito, Mike Krause (August Diehl) un aracnologo tedesco si batterà per lei e alzerà un gran polverone affinchè la donna venga liberata.
Un paio di anni dopo Evelyn ha sposato Mike e sta per festeggiare il suo anniversario quando viene convocata per un interrogatorio che vede un ex-agente del KGB malato di cancro intenzionato a cambiare bandiera in cambio di informazioni. Le informazioni che l’agente mette sul piatto riguardano un imminente attentato al presidente russo in visita negli States da parte di un agente dormiente sovietico che si rivelerà essere proprio l’agente Salt.
I concitati minuti che seguiranno la sconcertante rivelazione vedranno l’agente russo uccidere un paio di uomini e fuggire dall’edificio, mentre Evelyn dopo qualche momento di smarrimento utilizzerà tutta la sua abilità per sfuggire alla sorveglianza e cercare il marito, convinta che l’uomo sia in pericolo di vita.
The Peacemaker, recensione
Dopo un prologo in cui assisteremo all’omicidio di un importante esponente politico bosniaco, saremo testimoni dello scontro in Russia tra due treni, di cui uno carico di testate nucleari prelevate durante la fase di smantellamento di una base sovietica, l’esplosione sarà devastante, ma non potente quanto avrebbe dovuto.
L’intelligence americana si rende conto che alcune dele testate contenute nei vagoni sono state trasferite prima della collisione, così la dottoressa Julia Kelly (Nicole Kidman), esperta in armamenti nucleari, verrà affiancata al tenente colonnello delle forze speciali Thomas Devoe (George Clooney) con il quale dovrà rintracciare le testate trafugate prima che vengano vendute al mercato nero.
Inizierà così la missione che porterà la coppia in Austria ad interrogare il responsabile di una società di trasporti che si scoprirà essere una copertura della mafia russa, così dopo essere scampati ad alcuni killer, ai due resteranno poche ore per tracciare il convoglio che trasporta le testate, prima che finiscano nelle mani di qualche sedicente cellula terroristica e vengano utilizzate come devastante atto dimostrativo.
Clark Gregg: la carriera d’attore, tanta TV e l’esordio alla regia
Clark Gregg nasce a Boston (Massachussets-USA) il 2 Aprile 1962, figlio di un ministro episcopale trascorre la sua infanzia nel North Carolina, e dopo la laurea, conseguita presso l’Ohio Wesleyan Univerity si dedica alla recitazione iscrivendosi al corso di arte drammatica della New York University.
Grande amico di Gregg l’attore William H. Macy con cui muoverà i primi passi nel mondo del cinema, Macy, amico del regista David Mamet consiglia al regista l’amico che debutta con un piccolo ruolo ne Le cose cambiano.