L’impronta del destino, quel marchio invisibile presente in ognuno di noi, protagonisti inconsci di un disegno preordinato, vittime e allo stesso tempo carnefici sul palcoscenico esistenziale. Kirk Douglas, ci appare così: nelle vesti di un entità il cui viaggio sul pubblico viale delle celebrità ubbidisce ha un preciso disegno già pronto, un percorso costellato di avventura e successo, quel sorriso guascone e l’aspetto da adorabile canaglia che tanta fortuna gli avrebbe portato nei successivi 91 anni (che Dio lo benedica!) di vita.
Forse non tutti sanno che Douglas ha un origine bielorussa, radici scomode per uno come lui nato negli Stati Uniti, dal nome che è tutto un programma Issur Danielovitch Demsky. Il nostro ereoe non si perde d’animo affronta a testa bassa, come è nelle sua natura, il mondo dello spettacolo e sfodera un nome d’arte che lo avrebbe portato lontano Kirk Douglas appunto, a metà tra un personaggio dei fumetti e il protagonista di un film di spionaggio.
Il viso dicevamo, l’inconfondibile fossetta sul mento motivo di ispirazione e ammirazione per il pubblico, in particolare femminile, che tuttora ce lo riporta alla mente in parti memorabili come il colonnello Dax avvocato parigino di Orizzonti di Gloria con la regia del grande Stanley Kubrick, protagonista in Spartacus o in celebri film del’epopea western come Sfida all’O.K. Corral che lo vede interprete nel ruolo di Doc Holliday.
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