Le nuove comiche, recensione

Le nuove comiche

1990, il regista Neri Parenti grande amante del cinema muto americano e delle sue tipiche gag fisiche di cui infarcisce i suoi film, omaggiando di volta in volta Buster Keaton piuttosto che Charlie Chaplin, dopo aver inserito per anni massicce dosi di queste dinamiche con un surplus sia nello spassoso Ho vinto la lotteria di Capodanno che nel dittico Scuola di ladri, decide di fare il grande salto e riportare in toto sullo schermo, con un’operazione non priva di rischi, la formula comica originale puntando su una coppia di attori protagonisti assoluti con gag a profusione e scenette legate da un filo di trama, insomma il classico repertorio che ha fatto la fortuna di grandi coppie come Stan Laurel e Oliver Hardy alias Stanlio & Ollio.

Parenti conosce il genere e da buon veterano ne attualizza le dinamiche quel tanto che basta per renderle fruibili al pubblico odierno e scegli due personaggi ad hoc senza puntare sulle diversa connotazione fisica, anzi cercando una compatibilià proprio nella fisicità e riconoscibilità. La scelta cade su Paolo Vilaggio che con il suo Fantozzi ha fatto di ingombrante fisicità spassosa virtù e di quel cinema che ha ispirato Parenti un segno distintivo della sua filmografia, e Renato Pozzetto che se pur lontano dalla comicità del collega Villaggio e puntando sul grande schermo a personaggi dalla vis comica più surreale che fisica, ripesca il suo repertorio degli esordi da cabaret televisivo con l’amico e collega Cochi Ponzoni per diventare ottimo complemento al fantozziano partner.

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