Le migliori scene iniziali del cinema, da Lo Squalo a Trainspotting

Continua il nostro viaggio nel mondo delle scene iniziali che hanno fatto la storia del cinema. Abbiamo visto le prime cinque posizioni con, in ordine di classifica, “Gravity”, “L’infernale Quinlan”, “Up”, “Il Padrino” e  “I predatori dell’arca perduta”.

Ecco quindi, nella classifica delle 10 migliori sequenze iniziali, le posizioni restanti.

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Casinò, recensione

Sam “Asso” Rothstein (Robert De Niro) è un mago delle scommesse al soldo della mafia, questa sua peculiare abilità con numeri e statistiche e una notevole affidabilità lo rendono un’ideale direttore di casinò che può gestire gli affari della mala in quel di Las Vegas. Così Asso viene inviato a Vegas per dirigere il Tangiers per conto di diverse famiglie mafiose del midwest e in poco tempo raddoppia i profitti, che nel frattempo subiscono una sostanziosa scrematura dalle famiglie prima che il fisco vi possa mettere le mani. A guardare le spalle a Rothstein i boss inviano un vecchio amico di Asso, Nicholas “Nicky” Santoro (Joe Pesci). Purtroppo Nicky si rivelerà piuttosto ingordo e comincerà ad accampare diritti sulla zona e ben presto andrà fuori controllo, attirando inevitabilmente l’attenzione di Federali e polizia locale.

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Frasi da cinema, Quei bravi ragazzi

Goodfellas

Henry Hill (Ray Liotta) cresciuto a pane e mafia ha sempre saputo chi voleva diventare, non era una questione di alternative mancate o di indole criminale, si trattava solo di voler far parte della famiglia.

A Hill piacevano il rispetto e il timore reverenziale che la sua posizione incuteva, qualcosa di troppo potente ed inebriante per essere descritto a parole.

E in fondo, c’era la consapevolezza che tutto questo prima o poi sarebbe finito,  avrebbero ritrovato i suoi resti putrescenti sotto un metro di terra o divorati dai granchi, ma questa è la vita, e si vive una volta sola.

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The Departed-Il bene e il male, recensione

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Due poliziotti di Boston, due carriere agli antipodi, il primo è Colin Sullivan (Matt Damon) pupillo del boss Frank Costello (Jack Nicholson) che grazie al suo padrino riesce senza fatica ad entrare in polizia, e prefigurarsi una veloce e indolore carriera.

Il secondo è Billy Costigan (Leonardo DiCaprio), stessa provenienza di Colin, un’adolescenza tumultuosa e nessun aggancio strategico, quindi l’unico modo per lui di continuare a fare il poliziotto e mettere la propria vita sul piatto, e accettare un pericoloso incarico da infiltrato nella banda di Costello.

Sullivan e Costigan lavoreranno così da talpe su opposti fronti, il primo passa informazioni decisive al boss onde anticipare le mosse delle autorità, l’altro dopo essersi fatto arrestare, tramite il cugino si inserisce nella gang e comincia a passare informazioni ai suoi referenti del dipartimento, e per poco non riesce a fregare il boss, che però avvertito in extremis la farà franca.

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Scarface, recensione

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Anni’ 80 a Cuba alcuni detenuti vengono scarcerati e spediti, con la scusa di riabbracciare i loro cari, in quel di Miami. Assiepati in centri di accoglienza dall’immigrazione molti di loro riusciranno ad uscirne con un visto, e se alcuni cercheranno di perseguire il sogno americano onestamente, altri come Tony Montana (Al Pacino), sceglieranno il crimine come scorciatoia per soldi e successo.

Montana sa esattamente quello che non vuole, non finirà a fare lo sguattero per qualche dollaro l’ora o il tirapiedi di qualche boss, così una volta inseritosi nell’organizzazione di Frank Lopez (Robert Loggia) boss dedito al traffico di cocaina, inizierà la sua personale scalata al potere.

L’irruenza e la franchezza dell’uomo prima conquisteranno Lopez che lo sceglierà per affiancare il suo braccio destro Omar Suarez (F. Murray Abraham), poi capita sino in fondo l’ambizione sfrenata del suo nuovo pupillo Lopez tenterà di eliminarlo e non riuscendovi decreterà la sua condanna a morte.

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Usa Film Festival 2009: tributi, anteprime e cinema internazionale

Dal 29 Aprile al 13 Maggio 2009 la città di Dallas ospita la trentanovesima edizione dello USA Film Festival, importante vetrina per tutte le produzioni americane ed internazionali in cerca di visibiltà, anche quest’anno tantissime le proiezioni e gli ospiti.

Molte le anteprime presentate durante l’evento, tra queste la comedy inglese Is anybody there? con Michael Caine, l’atteso lungometraggio d’animazione Battle for terra 3D ed il thriller firmato Peter Hewitt The maiden heist che annovera nel cast i veterani Christopher Walken, Morgan Freeman e William H. Macy.

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I film più volgari della storia del cinema

Per quanto riguarda la volgarità nei film bisogna prima decidere se quest’ultima è accettabile nel contesto e nelle situazioni in cui è inserita o se è meramente un basso e furbo escamotage per strappare qulche risata facile. Nel primo caso possiamo parlare di volgarità alla fine ben contestualizzata e necessaria, come quella dei gangster-movie di Scorsese, uno su tutti Quei bravi ragazzi , dove il turpiloquio in gergo irtaloamericano si è guadagnato all’epoca dell’uscita il titolo di film con più parolacce della storia del cinema, battendo un cult come Scarface con un conteggio finale di 246 tra insulti, imprecazioni e minacce varie.

Tra gli italiani in testa alla classifica si piazzano alcune performance viste nei vari cinepanettoni, dai doppi sensi a sfondo sessual-pecoreccio della coppia Boldi/De Sica, al re della parolaccia, il comico Enzo Salvi alias er cipolla, che riesce a competere con il repertorio di un altro campione della categoria, l’attore Tomas Milian, da guinness la sua performance da sboccato rapper in Natale in India.

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Recensione: Il Padrino

Anni ’40, Don Vito Corleone (Marlon Brando) boss della mafia italo-americana, muore, anche il suo naturale successore, il figlio  Sonny (James Caan) muore in un’imboscata ordita ai suoi danni da un clan rivale, così toccherà a Michael (Al Pacino), figlio arruolatosi nell’esercito e per nulla intenzionato a seguire le orme del padre, prendere le redini della Famiglia.

E’ il 1972, Mario Puzo e il regista Francis Ford Coppola realizzano Il Padrino, che sarà, dopo il classico Nemico pubblico (1931) con James Cagney , il capostipite del gangster-movie, che figlierà sequel, e altri classici come Quei bravi ragazzi di  Martin Scorsese e Scarface di Brian De palma.

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Tobin Bell: il successo di un enigma

Qualcuno lo conosce solo come il volto di John Kramer/Jigsaw, conosciuto in Italia come l’Enigmista. Effettivamente è quello il ruolo a cui lo associamo con più facilità negli ultimi anni, almeno per quel che riguarda il grande schermo. Il fatto è che Tobin Bell ne ha fatte veramente tante.

Tobin Bell è nato nel Queens nel 1942. Lo abbiamo visto micidiale, malato e poi addirittura come oggetto di un’esplicita autopsia nella saga Saw; il fatto è che un’autopsia dell’uomo Tobin Bell è un’impresa tutt’altro che agevole.

Bell è cresciuto nel Massachussets dove ha studiato presso la Boston University; si è formato niente meno che alll’Actors Studio di New York con Lee Strasberg. Da lì inizia una carriera molto lunga, che inizia a gran voce con Mississippi Burning – Le radici dell’odio (Mississippi Burning), diretto dal grande Alan Parker, per arrivare al futuro prossimo con Saw VI, già in programma, e Stalked, annunciato per il 2009.

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Robert De Niro, figlio del Bronx, ritorna sul grande schermo

Tra i più grandi artisti cinematografici di sempre, Robert De Niro, che rivedremo sul grande schermo a partire da venerdì 26 settembre con Sfida senza regole, diretto da Jon Avnet, torna a recitare a distanza di dodici anni da Heat – La sfida, con Al Pacino, interpretando due poliziotti diversi l’uno dall’altro, costretti a collaborare per catture un efferato serial killer.

Nato il 17 agosto 1943 a New York da una famiglia di artisti. La madre, Virginia Admiral, era una rinomata pittrice mentre il padre, Robert Senior, figlio di un americano e di una irlandese immigrati negli Stati Uniti, oltre che scultore e poeta, era anch’egli un valente pittore.

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Festival di Venezia dalla quarantunesima alla cinquantesima edizione: cos’hanno in comune Francis Ford Coppola e Paolo Villaggio?

Lo scorrere del tempo è scandito dall’alternarsi di colori divesrsi, sulla laguna; il colore del cielo, il colore degli occhi dei turisti, il colore dei sentimenti che aleggiano nell’aria e che lasciano una traccia invisibile ai più, ma dura a scomparire.

Io raccolgo tutto quello che succede qui, come se fossi uno spazzino. Mi muovo furtivo, aspettando che in giro non ci sia nessuno, con un sacchetto che non cambio mai, tanto la capienza è praticamente illimitata: le emozioni non hanno un peso fisico, almeno parlando in modo tradizionale.

Mentre passo attraverso la folla di questa meravigliosa mostra, di questa ricorrenza finalmente annuale, mi rendo conto che mi piace essere circondato dalle persone, aò fine di avere l’impressione che gli sguardi mi si posino addosso, che realmente qualcuno stia cercando me, invisibile testimone, fin dalla prima edizione, di questa eccitante atmosfera.

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