Gloria e la ricerca serena della felicità

La fuga dallo zoo le ha portato una ventata di nuovo, e questo non può negalo; forse non avrebbe ricercato la fuga in modo diretto, le è capitata, e lei si è lasciata trasportare. Meno motivata di Marty, più attiva e consapevole di Melman.

Chissà se riesce a capire di essere la “glia” che tiene insieme tutto quello sgangherato gruppo. Riesce ad essere aggraziata nonostante la sua stazza, il suo sguardo dolce lascia sfuggire una grande dolcezza condita con una innegabile fermezza.

Non ci sono parole per descrivere la vita interiore di queste cosiddette acque chete. Gloria è la parte grossa del gruppo, senza fare facili ironie, e se conoscete ciò di cui parlo, sapete cosa sto dicendo. Racchiude infatti in sè ciò che è “donna” nel gruppo, e non sto parlando di ciò che è strettamente femminile.

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Marty: oltre il recinto

Il salto oltre il recinto dello zoo che ci circonda ha un significato ambivalente per molti di noi; a volte si tratta della necessità violenta di liberarsi di qualcosa, a volte si tratta della voglia di aver qualcosa di cui lamentarsi; altre volte ancora è il bisogno protettivo di avere un limite da temere.

Vi ricordate The Truman Show? Io me lo ricordo. Se ci pensate un attimo, pensare a quel film e poi pensare a Marty ci riporta a considerare questo entusiasmo che caratterizza gli strati profondi della personalità, e che inevitabilmente, superate certe soglie, arriva a far compiere imprese grandiose.

Anche Marty non deve illudersi
: quando si è personaggi di una storia da raccontare, non c’è scampo: si è una parte, ed essere un tutto idempotente e attivo è solo una mera illusione; “giusto quello che basta per vivere”, direbbe qualcuno.

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Melman: l’insicurezza ha il collo lungo

Ti guarda con quelli occhi che incorniciano un’espressione tra lo stanco e il languido, e mi rendo conto che anche lui, come tutti, pensa solo a stare bene, è che vi si concentra forse troppo, fino a perdere di vista il quadro generale del suo benessere.

Sembra reggersi a stento su quelle gambe lunghissime, è cosciente di apparire come appare, e sembra molto preparato sulle sue patologie, o quanto meno quelle che crede di avere. Mi stupisce la sua preparazione generale sui disturbi corporei. Il suo lungo, estesissimo corpo sembra contenere una fobia per ogni macchia.

L’insieme di aspettative tradite che traspaiono dalla sua voce incerta induce ad assumere una grande cautela nel relazionarsi con lui: si ha paura di spaventarlo, si ha paura di ferirlo senza volerlo. Si erge in alto, ma ti guarda con timore.

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