The Box: Matheson, Kelly e la scatola dei desideri

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Il prossimo 21 luglio esce nelle sale italiane The Box, ultima fatica di Richard Kelly uno dei registi più discontinui e originali degli ultimi anni capace di sfornare una pellicola dalle mille siggestioni come Donnie Darko ormai cult conclamato e un ambizioso e confuso pasticcio come Southland Tales. che oltre a feroci critiche ricevute alla sua presentazione a Cannes non è neanche transitato nelle nostre sale uscendo direttamente in DVD.

Per la sua terza prova dietro la macchina da presa Kelly adatta il racconto Button, Button del prolifico scrittore americano Richard Matheson, autore più volte trasposto su grande schermo vedi i classici L’ultimo uomo sulla terra e 1972: occhi bianchi sul pianeta Terra, ma anche più recentemente con il thriller-horror Echi Mortali, il fantasy Al di là dei sogni e il remake Io sono leggenda con Will Smith.

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Io sono leggenda, recensione

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2012, in una desolata New York City immersa in uno scenario post-apocalittico e invasa da animali selvaggi, si aggira lo scienziato Robert Neville (Will Smith), unico essere umano sopravvissuto ad una devastante epidemia che ha sterminato la popolazione, epidemia nata da una fallimentare cura per il cancro basata sulla manipolazione del virus del morbillo.

Neville e la fauna selvatica non sono però i soli superstiti al disastro biologico, perchè i pochi esseri umani sopravvissuti si sono trasformati una sorta di zombie con un’avversione per la luce, che li costringe ad uscire all’esterno solo al crepuscolo, momento in cui Neville si barrica in una sorta di casa-bunker dove continua le sue sperimentazioni alla ricerca di un vaccino.

Unica compagnia per Neville un fedele pastore tedesco che lo accompagna nelle quotidiane escursioni diurne, questa è la routine quotidiana dello scienziato, almeno sino a quando scoprirà di non essere il solo essere umano sopravvissuto all’infezione.

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Zombie goes to Hollywood: a volte ritornano…

Gli zombie nell’accezione comune del termine sono defunti riportati in vita attraverso riti che provengono dalla tradizione africana che affonda le proprie credenze in una sorta di commistione di magia e religione conosciuta come Voodoo, questi cadaveri sono riportati in vita tramite pozioni create da una sorta di sacerdoti che poi utilizzano questi ritornanti a proprio piacimento.

Il cinema ha poche volte ritratto gli zombie in questa veste, solo Wes Craven con il suo Il serpente e l’arcobaleno (1988), e a suo modo Lucio Fulci nel suo Zombi 2 (1979) tornano alle origini per raccontarci di misteriosi riti e strane cerimonie, ma non è questa l’immagine odierna dei cosiddetti morti viventi.

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