Nella Berlino est del 1984 all’inflessibile agente della polizia di stato Gerard Wieler (Ulrich Muhe) votato alla causa comunista, viene ordinato di spiare George Dreyman ( Sebastian Koch) un noto darammaturgo famoso, oltre che per le sue opere, anche per essere particolarmente ligio al partito.
L’ordine in questione proviene direttamente dal ministro della cultura Bruno Hempf (Thomas Thieme) che si scoprirà interessato a Dreyman non per la sua condotta, ma per via della sua compagna l’attrice Christa-Maria Sieland (Martina Gedeck) della quale Hempf si è invaghito, e per la quale il ministro vorrebbe incastrare Dreyman, liberandosi cosi dello scomodo rivale.
Invece che scoprire scheletri nell’armadio, la sorverglianza continuata della coppia pemetterà a Wieler di approdondirne la conoscenza, sino ad entrare in un meccanismo di consapevolezza ed empatia che porterà l’ufficiale tedesco a guardare il suo lavoro e il suo credo politico da un punto di vista diverso volutamente mai approfondito, fatto di molti dubbi e poche certezze, un punto di vista altro veicolato in parte dalla sensibilità del drammaturgo.
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