Marigold Hotel è un titolo che lascia presagire poco: infatti, questo film ruota intorno a una residenza per la terza età a Jaipur, una caotica e assolata città in India, in cui il giovane proprietario sogna di trasformare l’hotel in un luogo migliore per un anziano (trasformazione ancora in corso quando i primi clienti si presentano alla residenza) che voglia trascorrere gli ultimi anni della propria vita in modo diverso.
Diverso è il termine più adatto, che compare metaforicamente addosso ai volti -oltre che sui vestiti, così diversi da quelli indiani, dei sette malcapitati che hanno la sventura di inaugurare l’attività dell’hotel-, che fin dalle prime immagini impone allo spettatore un sereno approccio a tutto ciò che è anticonvenzionale per un film (le frasi interrotte d’improvviso con cambi di scena netti) come per l’intreccio delle vicende personali dei protagonisti, mentre aleggia alla fine un tono lontanamente banale del classico happy ending americano.