Che fine ha fatto Jonathan Ke Quan?

Jonathan Ke Quan, il nome magari non vi dirà molto, ma se citiamo lo strampalato inventore Data del classico I Goonies certamente capirete subito a chi ci riferiamo, da questa settimana cominceremo ad occuparci di attori, spesso ragazzini che dopo grandi exploit hanno finito per cavalcare temporaneamente l’onda della manna in celluloide, per poi tornare nell’ombra lontano dai riflettori di Hollywood.

Quan ha il suo picco di popolarità tra il 1984 e il 1985 grazie a due campioni d’incassi, Indiana Jones e il tempio maledetto di Steven Spielberg in cui interpreta Shorty accanto ad Harrison Ford e l’anno dopo è nel cast de I Goonies di Richard Donner nei panni di Richard Data Wang.

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Indiana Jones e l’ultima crociata, recensione

Dopo un rocambolesco prologo nello Utah, dove conosceremo infanzia e origine della passione per l’archeologia di un giovane Indiana Jones versione boy-scout, ci ritroviamo ventisei anni anni dopo, all’indomani del recupero caldeggiato per decenni di un’antica reliquia, la croce di Coronado e di fronte ad una nuova missione per l’archeologo e avventuriero indiana Jones (Harrison Ford), dimostrare l’esistenza e recuperare nientemeno che il Santo Graal, mistica reliquia che la leggenda vuole avere le fattezze di un calice dal quale Gesù bevve durante l’ultima  cena.

Il professor Jones conosce sin troppo bene la mitologia legata al Graal, una leggenda per cui suo padre Henry (Sean Connery) ha speso una vita intera, una ricerca divenuta una vera ossessione per una figura paterna latitante e sin troppo severa, ma nonostante il conflitto interiore, l’incredibile reperto rinvenuto dal miliardario Walter Donovan (Julian Glover) spinge l’archeologo a lanciarsi nell’ennesima spericolata missione di recupero, che lo porterà da Venezia alla Turchia, inseguito dai nazisti e accompagnato dal padre sulle tracce di un vero e proprio mito.

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Indiana Jones e il tempio maledetto, recensione

Il prologo ci porta in Cina nel 1935 dove l’archeologo e avventuriero Indiana Jones (Harrison Ford) rischia di essere eliminato da un boss cinese a causa di antichi resti recuperati che quest’ultimo non intende pagare, dopo una rocambolesca fuga per le strade di Shangai il professor Jones, la cantante americana Willie Scott (Kate Capshaw) e il piccolo cinese Short Round (Jonathan Ke Quan) riescono a prendere un aereo che però dopo qualche ora di volo precipita sulle montagne dell’India.

Qui il terzetto scampato allo schianto viene accolto in un villaggio i cui abitanti ridotti alla fame raccontano a Jones del furto di una pietra sacra da parte di una setta di malvagi assassini dediti ai sacrifici umani, pietra che aveva il potere di proteggere e dare prosperità al villaggio.

Jones lasciato il villaggio raggiungerà il palazzo del Maharaja locale che li accoglie con tutti gli onori del caso, ascoltando stupito la storia del villaggio visitato dal professore. Il terzetto sembra ormai al sicuro, ma nottetempo Jones scampa all’assalto di un adepto della setta e in fuga nei sotterranei del palazzo scoprirà il tempio dove il sacerdote che guida la setta scacrifica bambini in onore della dea Kalì.

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Action figures: Indiana Jones

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Oggi ci occupiamo di tutta una serie di gadget, figures, statue e repliche dedicate ad un mito del cinema d’avventura, il professor Indiana jones, Indy per gli amici. Naturalmente siamo di fronte ad un’icona del cinema hollywoodiano quindi le repliche a lui dedicate sono molteplici e tutte di notevole qualità.

Iniziamo con i diorama, una prestifosa ditta giapponese famosa per questo tipo di oggetti ci regala due meraviglie, il primo diorama da 30 cm (foto a alto) riproduce Indiana jones in una summa delle sequenze piu spettacolari del secondo capitolo della serie Indiana Jones e il tempio maledetto e in una versione alternativa anche la mitica sequenza iniziale di Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta con annessi masso rotolante, indy in fuga e reliquia trafugata.

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David Fincher: l’esteta del male

David fincher è un regista che come i fratelli Ridley e Tony Scott, Michael Mann, ed altri colleghi provenienti dal mondo dei videoclip, ha uno sguardo particolare ed una visione che poco ha a che fare con un certo cinema d’autore che tralascia il contesto  estetico e dell’immagine per puntare tutta l’attenzione sulla recitazione, il cinema di Fincher è più incentrato su una visione fisica della pellicola, una lettura visiva che utilizza la fotografia, l’illuminazione e gli effetti visivi per affrescare ogni scena e  per curare maniacalmente ogni singola inquadratura, meticolosità figlia di spazi e tempi  estremamente ridotti e condensati tipici del mondo della pubblicità e dei videoclip musicali, che dà al lavoro di Fincher un’impronta visiva ben riconoscibile, un peculiare look, il suo Seven ne è un esempio, dark, gotico, ed estremamente inquietante.

Fincher è un cineasta originario di Denver (USA) classe 1962, il suo esordio nel mondo del cinema è nella società di effetti speciali Industrial Light and Magic dI George Lucas, il futuro regista si occupa degli effetti visivi de Il ritorno dello Jedi (1983), ed Indiana Jones e il tempio maledetto (1987), una gavetta coi fiocchi.

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