Holy Water, recensione in anteprima

In uno sperduto villaggio irlandese abitato da poche anime quattro amici, un postino senza più  posta da consegnare, il proprietario di un albergo in via di chiusura per mancanza cronica di clienti, un meccanico che si arrangia riparando qualunque cosa e un timido giovane di belle speranze che sogna di fuggire in Inghilterra in cerca di una vita migliore si ritrovano spesso per suonare insieme nel locale pub con il loro gruppo folk.

Visto che la crisi incombe e il lavoro scarseggia ecco che il postino escogita un’idea per risollevare in un sol colpo la magra situazione, conoscendo a menadito il percorso di un trasporto di Viagra che periodicamente segue il suo stesso tragitto e scoprendone l’impensabile valore, convince gli altri membri della band ad organizzare una rapina per impossessarsi del prezioso carico.

Dopo una pianificazione alla Mr. Bean e un’assalto al trasporto a dir poco fantozziano i quattro si impossessano della moltitudine di miracolose pillole blu,  ignari che mentre sono in attesa che le acque si calmino per poter piazzare il carico sul mercato di Amsterdam dagli States arriva un tostissimo team specializzato in sicurezza che oltre ad offrire due milioni di dollari di ricompensa a chi darà informazioni sulla rapina si mette sulle loro tracce sfoggiando un supporto tecnologico alla James Bond.

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Mario Monicelli, omaggi a Berlino e a Roma

Dopo la tragica scomparsa del regista Mario Monicelli avvenuta lo scorso 29 novembre che ha scosso il mondo del cinema e non solo, si sono susseguiti numerosi gli omaggi e le iniziative per ricordare un maestro considerato da tutti uno dei padri storici della commedia all’italiana, a partire dal Festival di Torino in pieno svolgimento al momento dell’improvvisa scomparsa del regista sino alla recente serie di proiezioni organizzate dalla Casa del Cinema di Roma, conclusesi lo scorso 16 gennaio con la proiezione di Le rose del deserto, ultimo lungometraggio girato da Monicelli nel 2006.

E’ proprio di queste utime ore la notizia di altre due rassegne che omaggeranno il regista de I soliti ignoti, la prestigiosa vetrina internazionale del Festival di Berlino riserverà la sezione Berlinale special (In memoriam) alla pellicola Il Marchese del grillo con la quale Monicelli proprio a Berlino nel 1982 vinse un Orso D’Argento per la regia.

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E’ morto Mario Monicelli, suicida in ospedale

Mario Monicelli è morto: il regista, che aveva compiuto 95 anni lo scorso 15 maggio, si è tolto la vita lanciandosi dal quinto piano dell’ospedale San Giovanni di Roma, dov’era ricoverato nel reparto di urologia per una grave malattia (un tumore alla prostata). Lo hanno reso noto fonti sanitarie.

Monicelli, regista, sceneggiatore, attore e produttore, nasce a Viareggio nel 1915, si laurea in storia e filosofia, poi si dedica al mondo del cinema. Per il grande schermo gira sessantotto film e scrive oltre cento sceneggiature sceneggiature.

Tra i suoi più grandi successi ricordiamo: Guardie e ladri (due premi a Cannes nel 1951), I soliti ignoti (nominato agli Oscar), Padri e figli (miglior regia al Festival di Berlino del 1957), La grande Guerra (1959, vincitore del Leone d’Oro), L’armata Brancaleone (nominato alla Palma d’oro nel 1966),  Amici miei (1976, David di Donatello), Caro Michele (Miglior regista al Festival di Berlino del 1976), Un borghese piccolo piccolo (David di Donatello per la regia nel 1977, Nastro d’argento come migliore sceneggiatura lo stesso anno), Il marchese del Grillo (Miglior regia al Festival di Berlino 1982 e Nastro d’Argento lo stesso anno), Speriamo che sia femmina (1985 nastro d’argento come miglior regista e migliore sceneggiatura), Il male oscuro (1990, miglior regista al David di Donatello) Parenti serpenti (1993) e Le rose del deserto (2006). Da non dimenticare, inoltre le nomination agli Oscar del 1965 e del 1966 per le sceneggiature di Casanova ’70 e I compagni.

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Tiberio Murgia è morto: addio a Ferribotte de I soliti ignoti

E’ morto ieri a 81 anni Tiberio Murgia, uno dei più popolari caratteristi del cinema italiano. L’uomo, che era malato da mesi di Alzheimer, si è spento in una casa di cura per anziani vicino a Tolfa in provincia di Roma.

L’attore nato ad Oristano nel 1929 da una famiglia umile e povera, scoperto da Mario Monicelli, è stato l’indimenticabile interprete di Ferribotte, il gelosissimo e focoso immigrato siciliano de I Soliti Ignoti.

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I soliti ignoti, recensione

Una squadra di sgangherati ladruncoli di mezza tacca grazie ad una fortunosa dritta scippata in carcere ad un compare detenuto e dalla chiacchiera facile pensa di organizzare un colpo ai danni di un’agenzia del Monte dei pegni, ma durante la spassosa pianificazione si renderanno conto di dover aprire una cassaforte e di non avere la competenza necessaria.

La banda formata dall’orfano Mario (Renato Salvatori), il fotografo con famiglia Tiberio (Marcello Mastroianni), il siciliano Ferribotte (Tiberio Murgia), l’anziano e affamatissimo Capannelle (Carlo Pisacane), e il pugile fallito Giuseppe Baiocchi (Vittorio Gassman) detto Peppe er Pantera, pensa bene di rivolgersi ad un esperto di cassaforti, il veterano Dante Cruciani (Totò), maestro dello scasso agli arresti domiciliari che si ricicla insegnante con lezioni di scasso ed effrazione.

Una volta appresi i rudimenti della tecnica da Cruciani toccherà a Mario il compito di sedurre e sottrarre le chiavi alla cameriera che lavora nell’appartamento adiacente all’agenzia in cui nottetempo la banda dovrà intrufolarsi, ma mentre l’operazione procede Cosimo (Memmo Carotenuto) l’ideatore del colpo ancora in prigione grazie ad un amnistia esce e si mette in cerca dei compari che lo hanno raggirato.

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Vittorio Gassman, ricordando ‘Il Mattatore’

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Oggi ricorre il decimo anniversario della morte di Vittorio Gassman (1922-2000) grande attore e vero mattatore della commedia all’italiana che fu, Gassman ha rappresentato per più d’una generazione il cinema nella sua forma più fascinosa, popolare e carismatica.

Grande professionista, attore impegnato ed istrionico guitto, Gassman come ogni attore che proviene dal teatro era capace dosare a piacimento le proprie performance grazie al registro drammatico affinato sul palcoscenico, esperienza che gli permetterà di indossare di volta in volta maschere ciniche, spassose e malinconiche che come il collega Alberto Sordi raccontavano di un Italia un pò cialtrona e strafottente, ma ancora capace di una vitalità contagiosa, tanto genuina quanto lontana anni luce da quella italiota rappresentata negli odierni cinepanettoni.

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Frasi da cinema, I soliti ignoti

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Giuseppe Baiocchi detto Peppe er Pantera (Vittorio Gassman) grazie ad una dritta scippata al detenuto Cosimo (Memmo Carotenuto), decide di organizzare un colpo ad un’agenzia del Monte dei pegni e per l’occasione recluta i ladruncoli Tiberio (Marcello Mastroianni), Mario Angeletti (Renato Salvatori), Pierluigi Capannelle (Carlo Pisacane), Michele Nicosia detto Ferribotte (Tiberio Murgia) e come supporto tecnico il maestro delle casseforti Dante Crucini (Totò).

DISQUISIZIONI LEGALI A REGINA COELI:

Cosimo: Avvocà, io bisogna che esco, che esco subbito!…L’articolo 403 non va più bene, ce vò il 117, a pagina 128.
Avvocato: Ma no, al massimo il 521.
Cosimo: No, quello non va più bene! Ce vò il 124, oppure il 606!
Avvocato: Ma come fai, c’è la fragranza, te lo sei scordato il 1004?
Cosimo: Il 1004? E che articolo è?
Avvocato: Eh, il 1004, quello che volevi rubare!

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Operazione San Gennaro, recensione

san gennaro []Un terzetto di criminali americani sbarca a Napoli con la ferma intenzione di fare il colpo grosso, non conoscendo bene il posto decidono di servirsi di un consulente locale, il leggendario Don Vincenzo (Totò) conosciuto nell’ambiente come Il fenomeno.

Purtroppo il fenomeno in questione è finito dietro le sbarre dove sinceramente non se la passa affatto male e grazie alla sua fama è considerato una celebrità tra i detenuti. Don Vincenzo impossibilitato ad aiutare fisicamente la banda degli  americani gli consigla di rivolgersi al collega Dudù (Nino Manfredi) capo di una scalcinata banda di ladruncoli.

Dudù saputo che il colpo in questione riguarda il tesoro miliardario di San Gennaro è titubante nell’accettare, poi un pò alcuni segni divini interpretati ad arte, un pò l’intenzione una volta fatto il colpo di tenersi tutto il malloppo e devolverne metà ai poveri di Napoli, gli permettono di quietare la coscienza e accettare il lavoro.

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