B-cult, Il mio nome è Remo Williams

51FC62GK6WL._SL500 []Oggi per i B-cult rispolveriamo un classico degli anni ’80, Il mio nome è Remo Willliams, pellicola del 1985 che miscela sapientemente action, thriller e poliziesco con una spruzzata di arti marziali ed un umorismo mai sopre le righe e davvero efficace.

Tratto dalla collana di romanzi The destroyer, il film racconta del poliziotto Makin (Fred Ward)  che dato per morto viene invece sottoposto ad un cambio d’identità tramite chirurgia plastica, e diventato l’agente  Remo Williams verrà addestrato ad una misteriosa e letale arte marziale, il Sinanju che rappresenta la summa di tutte le forme di combattimento orientali con l’aggiunta di una forte impronta mistica, insegnatagli per l’occasione dal severo maestro Chiung (Joel Gray).

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Agente 007-L’uomo dalla pistola d’oro: recensione

In questa nuova avventura l’agente James Bond (Roger Moore) è alle prese con un abilissimo e pericolosisimo killer prezzolato che ha la ferma intenzione di eliminarlo, il suo nome è Francisco Scaramanga (Christopher Lee) e vive tra gli agi, ha un fedele maggiordomo affetto da nanismo Nick Nack (Hervé Villechaize) e per uccidere le sue vittime utilizza una pistola e dei proiettili in oro massiccio, prezzo a cadavere un milione di dollari.

Sembra che Bond sia l’unico ostacolo che si frappone tra un’organizzazione criminale internazionale ed un innovativo congegno per lo sfruttamento dell’energia solare, quindi viene assoldato Scaramnga per eliminare lo scomodo agente segreto, ma il killer non sa che non è il solo ad avere una licenda per uccidere…

Dopo un esordio non proprio brillante con Agente 007-Vivi e lascia morire, Roger Moore, qui alla sua seconda prova nei panni di Bond, finalmente è assistito da un copione che gioca con la tipica ironia dei film precedenti e torna all’aria fumettosa e action degli esordi firmati Sean Connery.

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Agente 007-Vivi e lascia morire: recensione

Tre luoghi, tre agenti in servizio sotto copertura, tre omicidi, il primo tramite un paio di cuffie elettrificate, il secondo durante un finto funerale con l’ausilio di un pugnale decisamente vero, il terzo durante una cerimonia voodoo in cui l’agente subisce le venefiche attenzioni di un serpente.

James Bond (Roger Moore), alias 007, sta investigando tra le braccia di una bella agente italiana quando una telefonata di M (Bernard Lee) lo strappa dal momento romance per catapultarlo in una pericolosissima missione in cui dovrà trovare una connessione tra gli omicidi degli agenti. Le indagini portano il nostro super agente segreto nei Caraibi, sull’isola di Sainte-Monique sulle tracce di un losco diplomatico, tale Mr. Kananga.

Mr. kananga alias Mr. Big (Yaphet Kotto)  è il cattivone di turno, di quelli che hanno un solo pensiero dominare il mondo, il suo piano è di una sempilcità disarmante, invadere gli Stati Uniti con tonnellate di droga che distruggeranno equilibrio ed economia della grande potenza. Bond sventerà il piano di Mr. Big e scagnozzi con l’aiuto di una piccola comitiva di alleati molto determinati tra cui la sacerdotessa e veggente Voodo Solitaire (Jane Seimour).

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007-Una cascata di diamanti: recensione

In un concitato incipit vediamo un Bond (Sean Connery) sul piede di guerra, determinato a vendicarsi dell’acerrimo nemico Blonfield (Charles Gray) capo della SPECTRE responsabile dell’omicidio dell’amata moglie Tracy. Stavolta Bond ha la ferma intenzione di uccidere la sua nemesi. Bond finalmente lo scova e nello scontro Blonfield ha la peggio e viene scaraventato in una pozza di fango bollente dove annega.

Dopo l’incontro/scontro e la vendetta consumata Bond torna al tran tran quotidiano, M gli affida una pericolosa, tanto per cambiare, missione sotto copertura, vestirà i panni di un contrabbandiere tale Peter Franks, questo alias gli servirà per individuare un grosso traffico illegale di diamanti.

Dopo aver incontrato il suo contatto, l’afFascinante Tiffany Case (Jill St. John), e raggiunti gli Stati Uniti, Bond da il via Alla missione, gli indizi portano tutti ad un ricchissimo industriale un certo Willard White (Jimmy Dean), che sembra utilizzare i diamanti per realizzare un’arma che usufruisce di un potentissimo laser, ma questa scoperta porterà alla luce altre verità…

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Agente 007: il periodo di Roger Moore

Roger Moore ha vestito i panni del grande agente segreto dal 1973 al 1985. Un periodo quindi di grande stabilità per James Bond, che per molto tempo ci ha rassicurati con lo stesso volto. Moore inizialmente era stato considerato per rivestire i panni del Dr. No, ed era addirittura il preferito di Ian Fleming dopo che questi lo aveva visto nel ruolo de Il Santo, anche se è possibile che tali informazioni siano apocrife.

Il primo film in cui Moore interpreta 007 è Live and Let Die, del 1973. Il misterioso omicidio di tre agenti segna la comparsa di Moore nella fortunata serie. Bond indaga sulle connessioni tra questi delitti, e tutto porta verso Mr. Kananga, diplomatico dell’isola di San Monique.

Grazie all’aiuto di Felix Leiter, di Quarrel Jr. e della veggente voodoo Solitaire, 007 riesce a sventare i piani del nemico, in un mix di scene d’azione e di tenere scene d’amore.

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James Bond: gli inizi con Sean Connery

Chi non conosce James Bond? Il popolare personaggio creato da Ian Fleming ha avuto un tale peso sulla letteratura e sul cinema che il suo creatore ne ha scritto anche una biografia, sotto forma di appassionato necrologio, in un capitolo dell’ultimo libro dedicato all’agente segreto.

James Bond è associato al numero identificativo 007. Il prefisso di questa sigla indica che ha licenza di uccidere. Si tratta di un raffinato agente segreto dello spionaggio inglese, e la sua fama è cresciuta a dismisura grazie ai film realizzati a partire dagli anni sessanta dalla EON Production.

Bond è il vero nome dell’agente: suo padre si chiama infatti Andrew Bond di Glencoe, ed è scozzese, mentre sua madre, Monique Delacroix, è svizzera del cantone di Vaud. Il padre, spesso all’estero per lavoro, conferisce a Bond un’educazione da “cittadino del mondo”.

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