Parlami d’amore, recensione

In una piovosa notte romana due anime tormentate in cerca di conforto avranno un’incidente d’auto, la depressa e farmaco-dipendente Nicole (Aitana Sánchez-Gijón) incastrata in una vita che sembra non appartenerle più e un matrimonio affossato dalla routine e l’irrequieto, ma romantico Sasha (Silvio Muccino), appena sfrattato da una comunità di recupero dove è stato cresciuto da genitori tossicodipendenti. Nicole si addormeterà al volante investendo l’auto di Sasha e quasi uccidendo un cane, ma questo catastrofico incontro-scontro servirà ai due per conoscersi ed iniziare un rapporto d’amicizia.

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Jane Eyre, recensione

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L’orfanella Jane Eyre (Anna Paquin) a causa del suo carattere forte e la sua schiettezza viene affidata ad un rigido istituto femminile, dove conoscerà le severe regole dell’istitutrice mrs. Scatcherd (Geraldine Chaplin) e l’amicizia della dolce Helen Burns (Leanna Rowe).

Jane (Charlotte Gainsbourg) non si lascerà però annullare dall’educazione impostagli dall’arcigno rettore della scuola Lord Blocklehurst (John Wood), e manterrà nonostante tutto la sua integrità, sino a che divenuta adulta e diplomatasi troverà lavoro come istitutrice presso la tenuta di Lord Rochester (William Hurt) che le affiderà l’educazione della figlia Adele (Josephine Serre).

Jane sembra aver trovato il luogo ideale dove trascorrere la propria vita, nonostante una misteriosa presenza si aggiri nottetempo nella magione disturbando il sonno della giovane, presenza che si scoprirà in seguito essere la moglie pazza di Lord Rochester, fantasma ben poco etereo che si frapporrà tra lei e il matrimonio con il facoltoso padrone di casa, una volta che quest’ultimo innamoratosi di Jane la chiederà in sposa.

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Il dottor Zivago, recensione

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Nella Russia zarista il giovane studente in medicina Yuri Zivago (Omar Sharif) sposata la cugina Tonya (Geraldine Chaplin) cresciuta con lui, incontrerà e si innamorerà di Lara Antipova (Julie Christie) ragazza di umili origini. Zivago la rincontrerà qualche tempo dopo in drammatiche circostanze aiutandola ad evitare la prigione dopo che Lara spara ed uccide l’amante della madre che l’ha sedotta e umiliata.

Le strade dei due torneranno ad incrociarsi allo scoppio della prima guerra mondiale al fronte, dove Lara è impegnata come crocerossina e nel frattempo si è sposata con un rivoluzionario, nuovamente separati Zivago farà ritorno a Mosca dove sarà costretto, famiglia al seguito, a lasciare la città in preda ai tumulti della rivoluzione bolscevica per rifugiarsi in un isolato vilaggio.

L’uomo ben presto scoprirà che a poca distanza dalla sua tenuta vive anche Lara, stavolta i due non resisteranno alla passione e diverranno amanti sino alla cattura di Zivago per mano dell’Armata rossa, i due torneranno insieme tempo dopo, e in un ultimo struggente addio si lasceranno ancora un’ultima volta per non incontrarsi mai più, anche se una figlia resterà a testimoniare la forza della loro travolgente storia d’amore.

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Valérie-Diario di una ninfomane: recensione

Valérie (Belén Fabra) dopo aver scoperto i piaceri del sesso a quindici anni si accorge di avere un indole diciamo incontrollabile, non tanto verso gli uomini come figura maschile, ma come fonte di piacere senza alcun sentimento, veri e propri oggetti erotici per soddisfare delle pulsioni irrefrenabili che lentamente ne minano la psiche e la portano a comportamenti borderline.

La vita della donna sembra scorrere tra notti solitarie, incontri sessuali occasionali ed una nonna che dall’alto della sua esperienza cerca di indirizzarla verso la propria realizzazione personale. Un bel giorno nella vita di Valérie arriva l’amore e la donna si accorge che ci può essere attrazione non per forza basata sulle pulsioni sessuali, scoppia l’amore e arriva un periodo di pace interiore e sogni di famiglia, progetti e quotidianità.

Poi il sogno si infrange, l’uomo che Valérie ama non è quello che sembrava, nasconde un indole psicotica, ha scoppi d’ira, una violenta gelosia e comportamenti che ne rivelano un sempre più incontrollabile disagio mantale, Valérie scoprirà che famiglia e matrimonio non sono la strada giusta per lei e deciderà di intraprenderne un’altra che nasconde imprevedibilmente un percorso di autoconsapevolezza e redenzione.

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Recensione: The Orphanage

Laura (Belen Rueda), mamma adottiva di Simon (Roger Princep), un bambino di sette anni malato (ha l’HIV), insieme al marito Carlo (Fernando Cayo), si trasferisce nell’abbandonata villa orfanotrofio dove ha vissuto gli anni più intensi della sua infanzia, per creare una casa famiglia in cui poter ospitare sei bambini disabili.

La nuova sistemazione sembra piacere a Simon, che sviluppa giorno dopo giorno differenti giochi con i propri amici immaginari, tutti suoi coetanei, tra cui una sorta di caccia al tesoro che, se portata a termine, dà diritto alla realizzazione di un desiderio.

Il giorno dell’inaugurazione della casa, il bambino, che precedentemente ha iniziato ad essere sempre più dipendente dai suoi amici immaginari (tra cui Thomas) e ha esternato una aggressività inusuale, scompare, gettando nella disperazione la madre, pronta ad ogni eventualità, compresa quella di credere nella presenza dei fantasmi, pur di riabbracciarlo.

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