Fantastic Factory, Brian Yuzna e la fabbrica degli incubi

Oggi per lo spazio dedicato al cinema horror vi parliamo di un progetto cinematografico che unisce la passione per il cinema di genere del regista americano Brian Yuzna trasferitosi stabilmente in Europa e la filosofia da cinema indipendente del produttore spagnolo Julio Fernandez, una sinergia creativo-produttiva che ha dato vita nel 2000 alla casa di produzione Fantastic Factory.

Un iter produttivo che prevede budget non superiori ai dieci milioni di dollari, pellicole girate in inglese e con maestranze perlopiù spagnole. come peraltro spagnoli sono anche gli attori reclutati per i casting che affiancano spesso vecchie conoscenze del cinema di genere d’oltreoceano come il Jeffrey Combs della trilogia Re-animator.

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10 case da horror

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Per la rubrica horror oggi stiliamo una classifica molto particolare, ci occupiamo delle case piu spaventose e naturalmente infestate del grande schermo. un filone a se stante con una corposa filmografia, non parleremo solo di titoli espliciti, ma anche di film che fanno di case, baite e ville  fulcro della trama e di attività sovrannaturali.

Dopo il salto dieci titoli che secondo noi meglio rappresentano questo intrigante filone particolarmente profilico, naturalmente aspettiamo le vostre segnalazioni e location preferite.

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Guillermo Del toro & co: tra inconscio, incubi e fantasmi.

Parlare di new horror e di autori emergenti ci fa inevitabilmente fare tappa nella penisola iberica, dove l’humus artistico e il genere come massima espressione cinefila ci permette di presentarvi film e autori che stanno rivoluzionando l’horror riportandolo alle origini, un’involuzione dagli inaspettati benefici, il thriller, il gotico, il fantastico che si miscelano all’ horror più tradizionale supportato dalle nuove tecnologie, dov’è allora la novità vi chiederete voi, semplice nella rilettura dei clichè del genere e nella scelta di storie calate in periodi storici riconoscibili, ben radicate nella realtà, cosi in profondità da poter rendere credibili gli sconfinamenti e le incursioni in dimensioni alternative popolate dagli altri, che siano anime in pena, mostri o virus mutanti.

Il cinema ispanico ha cominciato lentamente la scalata, sia in termini di botteghino,sia in termini di Status quo, si perchè la sensazione è che il cinema dai toni gotici dei vari Amenabar e Balaguerò, a cui aggiungeremmo per impronta visiva anche anche il messicano Guillermo del Toro, stia cambiando le regole del gioco, influenzando il panorama internazionale con piccoli ma continui ritocchi al genere, un pò come succede con l’horror orientale, piccoli grandi film che stupiscono per la freschezza visiva e per il ritorno alle atmosfere del cinema delle case infestate e dei vetusti manieri, per dirla alla Bram Stoker, o continuamente citato da registi che ne hanno l’anima ormai irrimediabilmente contaminata, come Tim Burton, un cinema che ha l’infanzia e lo sguardo dei bambini come perno su cui ruotano ingranaggi che rappresentano gli adulti, la crescita, la perdita dell’innocenza e il meccanismo che fin da piccoli ci attira, la curiosità per l’inspiegabile, i piccoli segreti custoditi in vecchie scatole di metallo, i giochi, il giardino che diventa paurosa foresta stregata, la fantasia dell’innocenza.

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