The Terminal: recensione

New York, Victor Navorsky (Tom Hanks) è appena arrivato negli Stati Uniti, pronto per varcare la dogana dell’aereoporto John Fitzgerald kennedy, ma viene fermato a causa di un colpo di stato avvenuto nella sua nazione che ne ha invaidato passaporto e identità, non solo, vista la drammatica situazione in cui versa il suo paese a Victor è vietato anche il rimpatrio, e così l’uomo si rtirova bloccato all’interno del terminal in attesa di sviluppi.

Gli sviluppi purtroppo tardano ad arrivare, passano dei mesi e Victor è costretto a vivere fisicamente in questo luogo strano e in un primo momento ostico, ma al contempo vivo e popolato di tanti personaggi che stringeranno, dopo un primo momento di diffidenza, un forte sentimento di amicizia e solidarietà con il simpatico prigioniero per caso.

Durante il soggiorno forzato Victor imparerà l’inglese, scoprirà tanti amici, capirà molto della burocrazia americana e troverà l’amore, conoscendo la bella hostess Amelia (Catherine Zeta-Jones) con cui condividerà i più intimi segreti tra cui  un misterioso barattolo in cui è contenuto l’ultimo desiderio del padre defunto.

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Houdini-L’ultimo mago: recensione

Edimburgo 1926, mentre il mago ungherese Harry Houdini (Guy Pearce) stupisce le platee europee con i suoi spettacolari numeri di escapologia (L’arte dell’evasione), molti presunti medium vengono smascherati dalla crociata del mago contro imbroglioni e truffatori ben poco esoterici che in quegli anni spuntano come funghi intrattenendo i salotti buoni delle grandi capitali e promettendo ectoplasmi e inquietanti visite dall’aldilà.

La scozzese Mary MacGarvie (Catherine Zeta-Jones) accetterà la sfida di Houdini che vede in palio 10.000 dollari per chiunque riesca a metterlo in contatto con la defunta madre e a farle ripetere le ultime parole pronunciate da quest’ultima sul letto di morte, parole che solo Houdini conosce.

Mary specializzata in elaboratissime, coreografiche e fasulle sedute spiritiche, con l’aiuto della figlia Benji (Saoirse Ronan) addetta a raccogliere informazioni e materiali necessari per allestire gli show esoterici della madre, cercherà di ingannare il mago e al contempo se ne invaghirà diventando sempre più dubbiosa sul proseguimento dell’elaborata truffa.

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Gillian Armstrong: il cinema al femminile

Gillian Armstrong nasce a Melbourne (Australia) il 18 Dicembre 1950, cresciuta nel sobborgo di Mitcham, frequenta il Swinburne Technical College dove studia come costumista teatrale e regista cinematografica laurendosi nel 1968.

Gli studi proseguono nel 1972 presso l’Australian Film TelevEsion and Radio School, nel 1975 la regista debutta con due cortometraggi The singer and the dancer e Smokes and Lollies che ne mettono in luce l’indubbio talento e le capacità tecniche che culmineranno nel lungometraggio del 1979 La mia brillante carriera adattamento dell’omonimo romanzo di Miles Franklin.

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Entrapment: recensione

Robert MacDougal (Sean Connery) è un raffinato e imprendibile ladro specializzato in opere d’arte ed in furti all’apparenza impossibili, utilizza tutto ciò che la tecnologia più all’avanguardia offre per realizzare i suoi colpi, zero rischi e zero vittime per uno stile d’altri tempi.

Virginia Baker (Catherine Zeta-Jones) è una investigatrice di una compagnia d’assicurazioni, bellissima esperta e determinata a mettere al fresco MacDougal, ed inizia una serie di indagini che la porteranno a scovare il ladro, ma invece di arrestarlo la bella investigatrice si coalizzerà con quest’ultimo per realizzare tre furti impossibili nel giro di quindici giorni.

L’alleanza si mischierà con i sentimenti che si confonderanno con presunti tradimenti e strategie da doppiogioco, l’infatuazione di Virginia per l’attempato e fascinoso MacDougal è una strategia? O è lo scaltro MacDougal ad utilizzare la giovane e bella Virginia per sfruttarne contatti e capacità? Chi dice la verità, chi mente, e chi è veramente innamorato dell’altro?

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Anvil!-The story of Anvil: storia di Metal ed amicizia

Robb Reiner ed il suo amico Lips appena quattordicenni si fanno una solenne promessa, non si perderanno mai di vista e suoneranno sempre insieme nella loro band gli Anvil. Così col trascorrere degli anni non solo i due mantengono la promessa ma diventano una delle band canadesi più importanti di sempre, che influenzeranno tutta la generazione successiva di rock band  come Anthrax, Metallica e Slayer.

Sono passati molti anni da allora e all’indomani di un disastroso tour europeo, Robb e Lips ormai cinquantenni decidono di coronare il loro sogno di ragazzini ed incidere il loro tredicesimo album per chiudere in bellezza la loro carriera, salutare i fan e riprendersi dalla deludente esperienza del tour appena concluso.

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Le più belle more di Hollywood

Dopo aver testimoniato l’invasione delle ultrabionde è il momento di prendere in considerazione l’altra parte dell’universo femminile hollywoodiano, quello delle more, che rappresentano una schiera di affascinanti ed in molti casi procaci attrici pronte ad ammaliarci con  fascino mediterraneo, lunghe capigliature corvine e sguardo assassino.

In questa ipotetica classifica non possiamo non citare la sexy vampira Kate Beckinsale, la sua attillatissima tutina indossata nell’horror-action Underworld è rimasta impressa a molti, un’altra attrice che ha fatto di sensualità virtù è sicuramente Liv Tyler, con gli anni la sua bellezza è andata consolidandosi, forse perdendo quella parte acerba che ne connotava un’intrigante mix di innocenza e provocazione, un fascino mai volgare su un corpo da reato, come scherzosamente parafrasava il titolo di una commedia in cui l’attrice si esibiva in un memorabile sexy-lavaggio di un auto.

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La guerra dei Douglas: una vita tra sesso e avventura

L’impronta del destino, quel marchio invisibile presente in ognuno di noi, protagonisti inconsci di un disegno preordinato, vittime e allo stesso tempo carnefici sul palcoscenico esistenziale. Kirk Douglas, ci appare così: nelle vesti di un entità il cui viaggio sul pubblico viale delle celebrità ubbidisce ha un preciso disegno già pronto, un percorso costellato di avventura e successo, quel sorriso guascone e l’aspetto da adorabile canaglia che tanta fortuna gli avrebbe portato nei successivi 91 anni (che Dio lo benedica!) di vita.

Forse non tutti sanno che Douglas ha un origine bielorussa, radici scomode per uno come lui nato negli Stati Uniti, dal nome che è tutto un programma Issur Danielovitch Demsky. Il nostro ereoe non si perde d’animo affronta a testa bassa, come è nelle sua natura, il mondo dello spettacolo e sfodera un nome d’arte che lo avrebbe portato lontano Kirk Douglas appunto, a metà tra un personaggio dei fumetti e il protagonista di un film di spionaggio.

Il viso dicevamo, l’inconfondibile fossetta sul mento motivo di ispirazione e ammirazione per il pubblico, in particolare femminile, che tuttora ce lo riporta alla mente in parti memorabili come il colonnello Dax avvocato parigino di Orizzonti di Gloria con la regia del grande Stanley Kubrick, protagonista in Spartacus o in celebri film del’epopea western come Sfida all’O.K. Corral che lo vede interprete nel ruolo di Doc Holliday.

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