Il gioiellino, recensione in anteprima

Vita, morte e falsi miracoli della Leda, società agro-alimentare fondata dall’ambizioso Amanzio Rastelli capace di portare la sua azienda ad espandersi globalmente e a fruire di una quotazione in borsa sorretta però da impalcature amministrative ed economiche tanto fallaci quanto fasulle, figlie di sin troppo palesate incapacità manageriali di uno staff non preparato, reclutato tra parenti e protetti ed un bisogno di mostrare introiti e una crescita esponenziale all’altezza, gonfiando di contro bilanci e puntando alla truffa sistematica e alla sin troppo applicata finanza creativa.

Più si tenta di coprire l’inesorabile inabissarsi della società nei debiti gonfiando vendite e contando sulla protezione di politici e sui soldi di ignari risparmiatori bruciandone inesorabilmente gli investimenti di una vita, più si insinua una sorta di caotica egomania che porta a spingere la situazione verso un’inevitabile punto di rottura, trovandosi alla fine a fronteggiare la distruzione di un’azienda prestigiosa e di un marchio rappresentante del made in Italy nel mondo, e così Rastelli e compagnia di furbetti del quartierino ante-litteram trascinano con se, come il folle capitano di un titanic societario ormai al tracollo famiglie, investitori e inconsapevoli risparmiatori, questi ultimi le vere vittime di un naufragio tanto annunciato quanto sottaciuto.

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Caos calmo, recensione

Pietro Paladini (Nanni Moretti) non riesce a superare un’empasse emotiva nata da un episodio che che lo ha visto salvare una vita mentre la sua compagna perdeva la sua, all’uomo rimane Claudia (Blu Yoshimi), una figlia di dieci anni su cui riversare il sostegno e la protezione che non è riuscito a dare alla moglie, una situazione che lentamente lo porta in una sorta di consapevole oblio in cui le idee non riescono ad avere un senso compiuto e in cui l’unico punto di riferimento e certezza diventa propria la piccola Claudia.

Pietro si ritrova così a promettere alla figlioletta di aspettarla tutti i giorni su una panchina di fronte alla scuola, tutto il tempo delle lezioni, così che alla sua uscita lei possa sempre trovarlo lì, così da diventare una costante per la piccola che non dovrà mai più aver paura che nel momento del bisogno lui non ci sia.

Così quella panchina e un piccolo bar in quello scampolo di verde diventeranno l’universo di Pietro in cui la sua mente vagherà senza meta tra un passante e l’altro, non tanto alla ricerca di risposte, quanto in attesa che la realtà torni ad essere quel minimamente tollerabile da poter essere vissuta.

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Fabio De luigi: il comico della porta accanto

Classe 1967, romagnolo Doc e comico di razza. Fabio De luigi ha un’inizio folgorante, brucia le tappe e si fa subiro notare per la sua aria da bravo ragazzo, mista ad una follia appena percettibile, ma pronta ad esplodere a comando, cosa che succede sempre quando interpreta la sua nutrita e folle galleria di personaggi, il successo è dietro l’angolo, arrivano prima Zelig e  poi la Gialappa’s che lo lancia definitivamente nell’olimpo dei comici televisivi più amati, e da lì al cinema il passo è breve.

La filmografia di Fabio De luigi contiene molti titoli interessanti e sicuramente poco conosciuti, l’esordio è con una parte nello sfortunato, ma brillante Asini (1999), al fianco di Claudio Bisio e Giovanna Mezzogiorno, una comunità romagnola e un personaggio un pò sopra le righe ma estremamente divertente, poi è la volta di due progetti non propriamente memorabili, il primo Se fossi in te (2001) commedia corale, assolutamente anonima, nonostante il grande cast, tra cui la bravissima Paola Cortellesi, e il lungometraggio dell’esordiente Dario Migliardi , Un aldo qualunque (2001), pellicola tra il serio e il faceto, senza equilibrio, De luigi però convince.

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Claudio Bisio e il suo rapporto con il cinema

Alcuni attori comici hanno saputo esprimere la loro versatilità, in diverse forme di comunicazione. Molti sono emersi grazie al successo televisivo, altri sono partiti dal teatro, quasi tutti sono approdati al cinema.

Uno tra tanti è Claudio Bisio che approda al grande schermo nel lontano 1989, in un film di Giuseppe Bertolucci, I cammelli, affiancato da Diego Abatantuono, Sabina Guzzanti, Ennio Fantastichini e Laura Betti. Inizia la sua collaborazione con Gabriele Salvatores, ed eccolo nel 1990 in Turné, nel 1991 è nel cast del film vincitore dell’Oscar, Mediterraneo, nel 1992 in quello di Puerto Escondido, nel 1993 in Sud e nel 1996 in Nirvana.

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