Qui dove batte il cuore, recensione

WB-PVM00072 []Certo che per la giovanissima Novalee (Natalie Portman) la vita è una bella prova di coraggio, abbandonata dalla madre quando aveva solo cinque anni, si ritrova a diciassette messa incinta da uno scapestrato, ma comunque determinata a far nascere suo figlio si imbarca in un romantico viaggio della speranza, sempre con lo scapestrato, verso la California per iniziare una nuova vita.

Purtroppo come già si poteva intuire il ragazzo in questione non solo non è pronto  a prendersi una tale responsabilità, ma durante una sosta in un centro commerciale molla letteralmente la povera Novalee al suo destino e si da alla fuga. La ragazza senza soldi ne macchina è costretta a nascondersi nel grande magazzino che fino al parto diventa la sua casa.

La sua storia diventa di dominio pubblico grazie alle televisioni, comincia un gara di solidarietà, Novalee viene ospitata da una coppia conosciuta nel grande magazzino, e una volta trovata una casa cercherà di rimettere in sesto la propria vita, scoprendo così una passione per la fotografia e facendo amicizia con Lexie (Ashley Judd), una bella ragazza con prole e nessun legame serio.

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Crossing Over: recensione

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L’agente dell’immigrazione di Los Angeles Max Brogan (Harrison Ford) ha un suo personale concetto di integrità e legge, ligio al dovere e inflessibile quando serve, si mostra altresì molto comprensivo di fronte a situazioni che richiedono una certa dose di umanità e a tragedie che si sfiorano venendo a contatto con il marasma emotivo ed umano rappresentato dall’immigrazione clandestina.

Attraverso il suo compagno Hamid Baraheri (Cliff Curtis) lo vedremo affrontare la durezza del quotidiano di decine di storie di miseria e fuga, di paura e speranza, sogni di una vita migliore che si infrangono  sullo sfruttamento della disperazione altrui.

Seguendo il lavoro dei due agenti faremo  la conoscenza dell’avvocato Denise Frankel (Ashley Judd) e di suo marito Cole (Ray Liotta) addetto al rilascio di permessi di soggiorno, ma anche di alcuni immigrati  in cerca di regolarizzazione, dall’operaia messicana fino all’attrice australiana, provenienza ed estrazione sociale diverse per un sogno in comune.

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Recensione: High Crimes-crimini di stato

Claire Rubik (Ashley Judd) è un’avvocatessa molto stimata, soddisfatta della propria vita professionale e del proprio matrimonio, tutto sembra funzionare al meglio, almeno fino a quando l’idilliaco quadretto si infrange con la scoperta di un terribile segreto celato nel passato del marito Tom.

Tom Rubik (James Caviziel) in realtà si chiama Ron Chapman ed ha un passato da marine, a causa di alcune indagini viene improvvisamente arrestato e incarcerato, con la terribile acccusa di strage. Rinchiuso in un penitenziario militare sarà strenuamente difeso dalla moglie che è fermamente convinta della sua innocenza.

Visto che il caso è di competenza militare Claire si rivolge ad un esperto di giusrisprudenza militare con un passato da alcolista, l’avvocato Charles W. Graimes (Morgan Freeman), i due scaveranno in profondità alla ricerca di prove inconfutabili che dimostrino l’innocenza di Chapman, ma quello che troveranno in un primo momento li getterà nella confusione e nello sconforto…

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Crossing over: cittadini del mondo

Los Angeles, si raccontano le vite di alcuni immigrati di varie nazionalità con uno scopo in comune, riuscire ad avere un permesso di soggiorno, ma purtoppo il loro desiderio si scontrerà con la burocrazia ed una serie di pregiudizi e rigide leggi post-11 Settembre.

Un affresco corale che racconta di storie incrociate di frontiera, traffico di documenti falsi, richieste di asilo politico, Green card, lavoro nero, paura del diverso e terrorismo. il film è diretto dall’esordiente Wayne Kramer, suoi gli script di Nella mente del serial killer e Running.

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Stephan Elliott: un australiano a Londra

Regista dal carattere forte e indipendente, che incontra grosse difficoltà ad integrarsi nel meccanismo delle grandi produzioni, meccanismo che tende ad inglobare e serializzare quasi tutte le opere con cui viene a contatto, e grossi danni e conseguenze ne subiscono autori come Elliott che sfornano opere intelligenti e caustiche che entrano in collisione  con la catena di montaggio delle Major, e il risultato di questi scontri sono opere irrimediabilmente snaturate.

Stephan Elliott nasce a Sidney (Australia) il 27 agosto 1964, pluripremiato regista e sceneggiatore dalla spiccata personalità, negli anni ’80 si occupa di tv sotto varie vesti, da attore a regista di seconda unità, esordisce nel cinema dirigendo il suo primo lungometraggio Scherzi maligni nel 1993, intelligente e divertente mix di crime-movie e commedia con un luciferino Phil Collins truffaldino agente assicurativo.

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