40 Carati, recensione

New York City, Nick Cassidy (Sam Worthington) ex-poliziotto condannato per un furto di diamanti evade durante i funerali del padre e si reca presso l’Hotel Roosevelt registrandosi sotto il falso nome di Walker. una volta in stanza consuma un lauto pasto, scrive un appunto su un foglio, esce dalla finestra sita al 21° piano dell’edificio e cammina lungo il davanzale, pronto a suicidarsi lanciandosi nel vuoto. Ben presto la folla sulla strada sottostante comincia ad accalcarsi e le forze dell’ordine arrivano sul posto. Jack Dougherty (Edward Burns), un negoziatore della polizia è pronto ad ascoltare Nick, ma lui si rifiuta e chiede che sia la detective Lydia Mercer (Elizabeth Banks) ad occuparsi di lui. La Mercer reduce da un recente negoziato andato male con un poliziotto suicida si trova in un periodo di aspettativa, ma è costretta a tornare al lavoro. Quello che la Mercer si troverà di fronte giunta nella stanza d’albergo non sembra affatto un uomo disperato pronto a togliersi la vita, bensì un uomo determinato che si professa innocente e che conscio di essere stato incastrato ha deciso di farsi giustizia da solo, portando alla luce un vero e proprio complotto che coinvolge un losco magnate immobiliare (Ed Harris) e alcune mele marce del suo stesso dipartimento.

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