Eccoci pronti come consuetudine a farvi un resoconto quotidiano di quel che succede nei festival d’oltreoceano, e in questo caso per occuparci di uno dei più prestigiosi eventi dedicati al cinema indipendente, il Sundance Film Festival fondato nel 1981 da Robert Redford con il chiaro intento di proporre nuovi talenti.
Dieci giorni, 58 pellicole, quattro categorie principali U.S. Documentary Competition, U.S Dramatic Competition, World Cinema Documentary Competition, World Cinema Dramatic Competition a cui si aggiunge l’inserimento quest’anno della sezione Next dedicata alle opere invisibili realizzate a zero budget.
Veniamo ora al programma odierno, ad aprire le danze una premiere internazionale per la categoria U.S. Dramatic, trattasi di Howl del duo Rob Epstein e Jeffrey Friedman, che parlano di arte, libertà e censura narrando gli eventi che travolsero un giovane artista nella San Francisco del ’57, la cui arte venne accusata di oscenità, ne seguì un drammatico processo e una lotta per la libertà d’espressione. Epstein e Friedman raccontano una storia vera ibridando stili e generi.
Altro appuntamento imperdibile e la selezione di corti Short Program che tratterà la tematica amorosa in una serie intrigante di variazioni sul tema che comprendono, avidità, miseria, tradimento, xenofobia e tecnologia. Qauttro i corti previsti per oggi, tra questi I’m here di Spike Jonze.
Concludiamo con Restrepo in competizione per gli U.S Documentary, Sebastian Junger e Tim Etherington esplorano il quotidiano di una trincea in Afghanistan tra assalti talebani, cameratismo e la paura della morte esorcizzata con l’ironia di un quotidiano vissuto nell’incertezza della guerra.
Nel salutarvi e rimandarvi a domani per la seconda giornata, vi ricordo che per oggi è previsto anche un allestimento che vede in mostra le opere dell’artista e performer visuale Michael Joaquin Gray. Arte, scienza e media in una intrigante miscellanea di suggestioni dinamiche che esplorano i concetti di origine della vita e linguaggio.