Forte delle entusiastiche recensioni americane e anche di una impressionante serie di pareri positivi dati da molti blogger italiani mi accingo a godermi Star Trek, undicesimo capitolo cinematografico della saga sci-fi più famosa di sempre, insieme a Star Wars naturalmente.
Metto da parte le mie perplessità sull’operazione prequel, le preoccupanti affermazioni del regista J.J. Abrams che si professa fan di Star Wars e non di Star Trek e comincio la visione e con mia grande sorpresa mi accorgo che quello che sto guardando è… un capitolo di Star Wars! Una sorta di maldestro crossover in cui in un’ambientazione palesemente ammiccante alla trilogia di Lucas si aggirano appannate versioni adolescenziali dei personaggi della serie originale.
Nero (Eric Bana), un romulano fuori di testa per aver visto famiglia e pianeta natio distrutti dal collasso di una Supernova ritiene la Federazione e in particolare l’ambasciatore Spock (Leonard Nimoy) responsabili dell’accaduto e decide così di portare a termine un’elaborata e sconclusionata vendetta che non descriveremo per non rovinare la visione del film.
Nel frattempo saremo testimoni della nascita di James Tiberius Kirk (Chris Pine), della sua adolescenza ribelle e dell’approdo all’Accademia della Flotta, nonchè alle difficoltà di uno Spock (Zachary Quinto) ancora schiavo delle proprie emozioni e al consolidamento dell’amicizia fraterna tra il futuro capitano Kirk e il dottor Leonard Bones McCoy (Karl Urban).
Questo Star Trek new generation piacerà sicuramente a chi non conosce molto il mondo di Star Trek, ma ama la fantascienza di ultima generazione, sicuramente ai giovani neofiti che troveranno intrigante questa chiassosa versione che indubbiamente può divertire, ma che con Star Trek ha ben poco da spartire.
Con tutta la buona volontà proprio non riesco a collegare questo film con il passato, quindi lo vedo come una rivoluzione totale e come un voler girare Star Trek stravolgendone il concept originale ed ispirandosi al look ed ai ritmi della saga di Star Wars ed i veri conoscitori della serie ben conoscono la netta differenza tra il mondo creato da Gene Roddenberry e quello di George Lucas, una concezione della fantascienza in entrambi i casi fascinosa e coinvolgente, ma agli antipodi per concept e struttura.
Per tutto il film si ammicca a grandi film come L’impero colpisce ancora (il pianeta di ghiaccio con mostro e caverna), Il ritorno dello Jedi ( lo scontro a fil di spada su una piattaforma sospesa tra Sulu ed un romulano), alieni di chiara fattura lucasiana (il piccolo alieno compagno di Scotty che sembra un incrocio tra i monatti trafficanti di robot ed il maestro Yoda) e si potrebbe continuare all’infinito rendendosi conto che il mondo di Star Trek e la sua filosofia rimangono incomprensibilmente ai margini ed i nuovi protagonisti ci regalano qualche battuta o citazione tanto per accontentare noi vecchietti.
Continuo a trovare tutto questo entusiasmo per il film eccessivo e fuori luogo, consiglio il film ai neofiti ed ai giovani cultori di fantascienza, ma non me la sento proprio di considerare lo Star Trek di J.J. Abrams un capolavoro, il film potrà sicuramente divertire perché sfoggia un look modaiolo e accattivante, ma Star Trek è decisamente altrove.
Un ultimo appunto ai doppiatori italiani, come si può doppiare Leonard Nimoy in quel modo, nella frase finale: Spazio ultima frontiera… momento liturgico per ogni appassionato, la sibilante voce del protagonista sfiora il ridicolo e strappa più di qualche risata, chieediamo un po più di rispetto per una saga che vanta un backgound di oltre quarant’anni ed uno stuolo di milioni di fan.