Oggi riserviamo lo spazio dedicato alla consueta rubrica horror per parlarvi di una pellicola direct-to-video che ha un’interessante impronta estrema e violenta, nonchè la peculiarità di essere firmata da uno dei registi meno apprezzati di sempre, il famigerato Uwe Boll.
Seed è un film chiaramente Horror, con corposi inserti splatter e l’aggiunta di alcune sequenze video come quella dell’incipit con torture su animali o la decomposizione fast-forward di un neonato che palesano un deciso sconfinamento nel torture-porn ed un uso gratuito, quasi voyeuristico e pornografico della violenza.
Seed rappresenta nella sua interezza il meglio ed il peggio del cinema di Boll, tecnicamente impacciato, minato da una regia indecisa, una fotografia cupa ed inquietante, ma controproducente a livello pratico, una sceneggiatura che è un vero colabrodo con situazioni al limite della fantascienza e una recitazione del protagonista Michael Parè inutilmente sopra le righe e a tratti imbarazzante.
E allora cosa funziona in Seed?, bella domanda, qualcosa inspiegabilmente riesce a coinvolgere, una certa atmosfera malata che pervade il film e la familiarità di un boogeyman che è la summa di tutti i serial killer della storia del cinema horror che si aggira sfoggiando un comportameto da gigantesco e mostruoso bambino psicopatico ma che ha l’appeal giusto per farsi apprezzare, certo il Seed di Boll non entrerà negli annali della storia del genere, ma comunque nonostante degli indubbi difetti e le evidenti scopiazzature, questo personaggio funziona e nessuno di noi vorrebbe trovarselo nottetempo fuori della porta.
Naturalmente l’indole masochistica del regista non poteva esimersi dal rovinare una pellicola sufficiente con l’inserimento di alcuni virtuosismi da filmetto amatoriale, prima fra tutti la famigerata scena del martello in cui Seed si diverte a martellare il cranio di una povera malcapitata legata ad una sedia, e se in principio la scena raggiunge il suo scopo disturbandoci considerevolmente, ecco Boll sfoggiare una irrealistica devastazione cranica in CG, sfiorando il ridicolo con una gommosa e cartonizzata testa che va in frantumi rovinando tutta la tensione accumulata nei secondi iniziali della tortura.
Masochismo? Manifesta incapacità? Questo rimane un mistero, fatto sta che questa pellicola ed il suo mastodontico e mostruoso protagonista sporavvivono all’incapacità e alle carenze del regista e come una sorta di creatura di Frankenstein conquistano un barlume di vita propria sfuggendo al controllo del loro creatore, regalandoci più o meno fortunosamente qualche riuscito e disturbante momento di inquietudine.