Novantadue anni di una vita dedicata a rendere ancor più bello il cinema. E’ morto oggi a Londra il maestro di Tim Burton.
Era un maestro, nel verso senso della parola. Ci lascia oggi Ray Harryhausen, scomparso questa mattina a Londra, all’età di novantadue anni. Ray era uno di quei nomi che hanno contribuito a rendere grande il cinema pur non apparendo mai in un film di persona. Già, perché Harryhausen era il precursore degli effetti speciali. Un maestro dell’animazione. Il re di quello che i tecnici chiamano il ‘passo uno‘, il quale altro (?) non è che l’introduzione di figure inanimate all’interno di un film.
In altri termini, in quella che è stata una vita spesa per il cinema, Ray Harryhausen ha portato l’irreale nel reale. Per la serie “Scusate se è poco”.
Ray Harryhausen era nato nel 1920 a Los Angeles. A tredici anni ebbe la fortuna di vedere il primo “King Kong” e fu un’illuminazione. Scelse quale strada percorrere ed iniziò la sua carriera presso la Paramount. Arrivò la Seconda Guerra Mondiale ed Harry presto servizio presso la Army Motion Picture Unit. Qui ebbe la possibilità di impratichirsi con la pellicola e il montaggio, provvedendo alla realizzazione di una serie di cortometraggi. I primi corti avevano come protagonista Mamma Oca, un famoso personaggio della letteratura infantile della cultura anglosassone.
Quando la guerra finì, Harryhausen venne assunto dalla Warner. Arriva la sua prima pellicola di valore internazionale: “Il re dell’Africa”. Era il 1949. Fu una svolta storica nel mondo degli effetti speciali, poiché con questo film Ray inaugurò la tecnica dello split screen: con questo effetto speciale si aveva (e si dava) come l’impressione che due attori o figure non presenti nella stessa inquadratura stessero interagendo contemporaneamente.
Il ‘periodo d’oro’
Negli anni ‘50 Harryhausen cominciò a lavorare a una lunga serie di film di fantascienza, tra i quali il famoso “Il 7º viaggio di Sinbad”. Seguirono “I viaggi di Gulliver”, “L’isola misteriosa” e “Gli Argonauti 2”, reso celebre per una famosa sequenza in cui gli attori lottano contro un esercito di scheletri animati. I cinefili considerano “Gli Argonauti 2” il capolavoro di Harryhausen.
Come spesso succede, il valore della pellicola venne riconosciuto anni più tardi. All’uscita nelle sale, infatti, il film non ottenne un grande successo. Ma quella scena divenne un cult, citato in numerose pellicole negli anni a venire e preso come pretesto per affermare la propria arte da registi del calibro di Tim Burton (discepolo di Harryhausen).
Ray lavorò nel cinema fino alla fine degli anni ‘70, ma il suo genio non venne riconosciuto se non quando era già anziano e gli fu concessa una stella nella “Walk of Fame di Los Angeles”. I più attenti, però, sanno che in film come “La Sposa Cadavere” e “Monster & Co.”, capolavori moderni dell’animazione, il suo nome viene omaggiato in citazioni “nascoste”.