Nella roma papalina del 1830, il giovane Rugantino (Adriano Celentano), arrogante e spaccone scansafatiche, ha messo gli occhi sulla bella Rosa (Claudia Mori), sposata con il gelosissimo e violento Gnecco.
Rugantino scommette con tre suoi amici che riuscirà a conquistare e circuire la morigerata Rosa visto che il marito è in esilio, avendo lui commutato, come spia del governo pontificio, una condanna a morte per omicidio in un esilio forzato oltreconfino.
Gnecco, saputo che la sua Rosa non è indifferente al serrato corrteggiamento di Rugantino, torna a Roma durante il carnevale pronto a vendicarsi in un duello a fil di lama, ma inaspettamente un suo avversario politico lo uccide. Dell’assassinio viene, per ovvi motivi, accusato Rugantino che per dimostrare il suo coraggio decide di immolarsi al boia, invece che perdere la propria dignità di fronte all’amata.
Il regista Pasquale Festa Campanile traspone su grande schermo una commedia musicale di grande successo scritta dalla coppia d’oro Garinei e Giovannini il cui debutto risale al 1962, commedia teatrale a cui lui e il collega Luigi Magni avevano dato a suo tempo il loro prezioso contributo all’atto della stesura della scenggiatura.
Il Rugantino cinematografico purtroppo non è all’altezza di quello teatrale pur calcandone fedelmente le orme e le atmosfere. Dopo Er più-storia d’amore e di coltello, Celentano si cimenta nuovamente con il dialetto romano stavolta con molta meno efficacia, e forse per la perfezione della controparte teatrale, i paragoni diventano obbligatori, minando inesorabilmente la versione in celluloide di Festa Campanile.
La messinscena comunque rimane notevole, così come il cast di comprimari che vede tutti romani doc al servizio del copione, da Pippo Franco ad Alvaro Vitali, fino al grande Paolo Stoppa che impersona un convincente Maestro Titta. Il film nonostante le palesi lacune, rimane uno dei più grandi successi della coppia Celentano/Mori. Il Molleggiato quell’anno tornerà a recitare con Pasquale Festa Campanile ne L’emigrante e sarà nell’episodio storico del re del thriller Dario Argento le cinque giornate di Milano.