Road to Toy Story 4

foto di P.gobin
foto di P.gobin

Dallo scorso 26 giugno è nelle sale italiane il quarto capitolo di Toy Story. La prima avventura sul grande schermo di Woody, Buzz e compagnia risale al 1995 e dopo 24 anni i giocattoli parlanti hanno ancora qualcosa da dire: varrà la pena ascoltarli? Per trovare una risposta, l’ideale è ripercorrere le vicende dei tre film precedenti.

Toy Story – 1995

Diretto da John Lasseter, già animatore della Disney e allora sviluppatore di cortometraggi in Pixar, il film uscì nelle sale americane nel novembre 1995 grazie all’accordo fra le due aziende e si basava su un’idea affascinante: e se i giocattoli in realtà fossero vivi e si fingessero soltanto inanimati? La trama segue le avventure dei giocattoli di  Andy, il cui preferito è il pupazzo di uno sceriffo: Woody. Questo ricopre la posizione di leader del gruppo dei giocattoli, fino a quando per un compleanno Andy non riceve un pupazzo più moderno, un tecnologico Space Ranger di nome Buzz Lightyear. Buzz, non conscio della sua natura di giocattolo, diventa il nuovo preferito di Andy, guadagnandosi il rispetto degli altri giocattoli e l’invidia dello spodestato Woody, che cercherà di riprendersi il suo posto dominante. Le sue macchinazioni portano i due fuori dalla casa dove, dopo alcune peripezie, giungono nella casa del vicino: Sid che si diverte maltrattando e distruggendo i giocattoli. I due, a seguito anche della presa di coscienza di Buzz della sua vera natura, si riconciliano e riescono a scappare dalla casa di Sid, raggiungendo il camion impegnato nel trasloco della famiglia di Andy in sella a un’auto radiocomandata.

Il film fruttò a Lasseter un Oscar speciale e si guadagnò ben tre nomination.

Toy Story 2 – 1999

Sull’onda dell’incredibile successo del primo capitolo, appena 4 anni dopo arrivò il sequel diretto dallo stesso Lasseter. La trama vede Woody perdere un braccio per errore, venendo così momentaneamente riposto e convincendosi di essere destinato all’oblio data l’assenza estiva di Andy. Durante un mercatino organizzato per vendere vecchi giocattoli Woody viene notato da un collezionista che, dato il rifiuto della madre di Andy lo ruba. Nella casa del collezionista Woody incontra altri giocattoli: la cowgirl Jessie, il cavallo Bullseye e Stinky Pete, un cercatore d’oro. Scopre così che, insieme a questi, era parte di uno show televisivo molto in voga negli anni ’50, e che il collezionista ha intenzione di venderli a un museo. Buzz e gli altri giocattoli tentano di salvarlo ma vengono ostacolati da Stinky Pete, che non ha intenzione di rinunciare al suo status di pezzo da esposizione. Giunti fino all’aeroporto, alla fine i giocattoli riescono a riunirsi e a tornare a casa di Andy.

Il film, pur positivamente accolto, soffrì del maggior successo del primo capitolo e ancora oggi di alcune polemiche; dal punto di vista dei riconoscimenti, ottenne una nomination per la miglior canzone.

Toy Story 3 – 2010

Dopo 11 anni di pausa, la serie cercò di concludersi con quello che è considerato il miglior capitolo. La trama vede Andy cresciuto e pronto a partire per il college. Per una serie di equivoci tutti i giocattoli con l’eccezione di Woody, che Andy era intenzionato a portare al college, vengono destinati all’asilo Sunnyside. Là giunti, dopo una prima impressione positiva, scoprono che in realtà l’orso Lotso, che dirige le attività dei giocattoli del posto, ha destinato i nuovi arrivati alle aule. Buzz, nel tentativo di far ricollocare lui e i suoi amici, viene resettato e torna ad essere lo Space Ranger del primo capitolo. Woody riesce a infiltrarsi nell’asilo e a salvare Buzz e gli altri, ma durante un confronto con Lotso il gruppo finisce in un camion della spazzatura e indirizzato all’inceneritore. Ormai rassegnati ad affrontare insieme la propria fine, i giocattoli vengono rocambolescamente salvati e riescono a tornare a casa. Qui Woody, con uno stratagemma, convince Andy a cedere tutti loro a Bonnie che aveva già raccolto Woody e presso la quale i giocattoli avrebbero potuto continuare a svolgere il proprio compito.

Il film vede un cambio alla regia, alla quale approda Lee Unkrich. Rappresenta il miglior capitolo della serie, con un perfetto equilibrio delle classiche scene comiche (indimenticabili, fra le tante, l’evento organizzato dai giocattoli mettendo in palio delle batterie e quando Buzz viene erroneamente riportato alle impostazioni di fabbrica assumendo lingua e atteggiamenti spagnoleggianti) e quelle più adulte e riflessive come l’accettazione nell’inceneritore o la tematica dell’abbandono. Il successo della pellicola è testimoniato anche dagli incassi, trattandosi del primo film Pixar a superare il miliardo e il film con il più alto incasso del 2010. Ottenne inoltre cinque nomination agli Oscar vincendo in due categorie: miglior film d’animazione e migliore canzone.

Conclusioni

foto di armandocalles721
foto di armandocalles721

Pixabay

La saga poteva benissimo concludersi con il terzo capitolo, raro esempio di un finale riflessivo, commovente e perfettamente centrato nelle trame precedenti: il passaggio di Woody da Andy a Bonnie è il testimone del passaggio del tempo, con i pupazzi/amici che ripartono da una nuova missione, in un ciclo che per loro sembra eterno. Aggiungere un film quindi potrebbe sembrare in qualche misura forzato. Eppure, Pixar ci ha sempre abituato ad aspettarci l’inaspettato. La quarta avventura dei giocattoli potrebbe anche essere un nuovo inizio.