Un parterre di star da tutto il mondo sono attese nella capitale. Ma il Festival riscuoterà consensi all’estero? Quello che il suo direttore Marco Muller gradirebbe sarebbe sicuramente una sorta di ‘Do ut Des‘. Offre ‘pubblicità’ a film e attori esteri, sperando di avere in cambio un riconoscimento del proprio lavoro e del prestigio di una kermesse relativamente molto giovane.
Non vi è dubbio che le possibilità ci sono, ma alcune scelte stilistiche non fanno che conferire (volenti o nolenti) un’aurea nazionale al Festival. A cominciare dall’apertura affidata a un film italiano. Cosa diversa da quanto è successo a Venezia (Al Lido quest’anno il primo film fuori concorso presentato per inaugurare il Festival era “Gravity”, ed è stato un successo) o a Cannes (apertosi quest’anno con “Il Grande Gatsby”). Questa può essere una scelta intenzionale, o forzata, ma è sicuramente una scelta caratteristica.
Al giorno d’oggi, probabilmente, Roma non ne trae giovamento. Non è un caso che spesso e volentieri la stampa si scagli contro la dieci giorni novembrina dell’Auditorium Parco Della Musica.
Al momento, peraltro, si registra una sorta di ‘embargo’ da parte di Hollywood nei confronti del Festival di Roma. ‘Embargo’ indipendente dalla volontà di Muller. Il direttore saprà sicuramente valorizzare anche quest’anno una manifestazione che necessita di nuovi spunti e che ha già lanciato “Snowpiercer, da noi recensito in anteprima”, pellicola diretta dal regista sud coreano Bong Joon-ho che vanta nel cast Chris Evans e Tilda Swinton. Il film ha riscosso numerosi consensi tra i presenti nella Sala Santa Cecilia. Chi ben comincia…
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